IDEOLOGIA NAZISTA E CAMPI DI CONCENTRAMENTO

Letta davanti al monumento che ricorda le vittime nei campi di sterminio.

“La storia della deportazione e dei campi di sterminio non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa : dai primi incendi alle Camere del Lavoro in Italia nel 1921 ai roghi dei libri sulle piazze in Germania nel 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di BIRKENAU, corre un nesso non interrotto. E’ vecchia sapienza, e già così aveva ammonito ENRICO HEINE, ebreo tedesco : “CHI BRUCIA LIBRI FINISCE COL BRUCIARE UOMINI”. La violenza è un seme che non si estingue : è triste ma doveroso rammentarlo, agli altri e a noi stessi. Il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio alla democrazia è nato in Italia. È’ il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra, dal mito della “vittoria mutilata”, ed alimentato da antiche miserie e colpe, e dal fascismo nasce un delirio che si estenderà : il culto dell’uomo “provvidenziale”, l’entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata all’arbitrio di uno solo. Ma non tutti gli italiani sono stati fascisti : lo testimoniamo noi, gli italiani che siamo morti qui, accanto al fascismo. Altro filo mai interrotto è nato in Italia, prima che altrove, l’antifascismo : insieme con noi testimoniano tutti coloro che contro il fascismo hanno combattuto e che a causa del fascismo hanno sofferto, i martiri operai di Torino del 1923, i carcerati, i confinati, gli esuli ed i nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al fascismo restaurato dall’invasione nazionalsocialista. E testimoniano insieme a noi altri italiani ancora, quelli che sono caduti su tutti i fronti della seconda guerra mondiale, combattendo mal volentieri e disperatamente contro un nemico che non era il loro nemico, ed accorgendosi troppo tardi dell’inganno : sono anche loro vittime del fascismo, vittime inconsapevoli. Noi non siamo stati inconsapevoli : alcuni di noi erano partigiani e combattenti politici, sono stati catturati e deportati negli ultimi mesi di guerra, e sono morti qui, mentre il terzo Reich crollava, straziati dal pensiero della liberazione così vicina. La maggior parte fra noi erano ebrei, ebrei provenienti da tutte le città italiane, ed anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che, nell’Italia fascista costretta all’antisemitismo dalle leggi razziali di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalità del popolo italiano : erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati, bambini e vecchi alle soglie della morte, ma tutti siamo stati caricati come merci sui vagoni e la nostra sorte – la sorte di chi varcava i cancelli di AUSCHWITZ – è stata la stessa per tutti. Non era mai successo, neppure nei secoli più oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi, che si mandassero a morte bambini e moribondi.

Noi, figli cristiani ed ebrei di un paese che è stato civile, e che civile è ritornato dopo la notte del fascismo, qui lo testimoniamo. In questo luogo, dove noi innocenti siamo stati uccisi, si è toccato il fondo della barbarie.

Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita : da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo ; fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e i tuoi figli, le ceneri di AUSCHWITZ valgano di ammonimento : FA CHE IL FRUTTO ORRENDO DELL’ODIO, DI CUI HAI VISTO QUI LE TRACCE, NON DIA NUOVO SEME, NE’ DOMANI NE’ MAI”.

                                                                                                        PRIMO LEVI / 1978

Testo scritto perché fosse inciso nel ”BLOCK ITALIANO” DI AUSCHWITZ. Il progetto del relativo Memorial fu poi modificato e di questo messaggio fu riprodotto solo l’ultimo capoverso.

ANTEPRIMA

 “Il soldato di Cristo uccide sentendosi moralmente al sicuro : egli è lo strumento di Dio per punire i felloni e per difendere i giusti. Invero quando egli uccide un fellone, non commette omicidio, ma malecidio, e può essere considerato il carnefice autorizzato di Cristo contro malvagi, ebrei, miscredenti e musulmani”. ( da un’esortazione ai Templari, di S. Bernardo di Clairvaux, 1145).

“Per rispetto alla vita umana, si deve asportare un cancro o una cancrena ; per rispetto alla stirpe, occorre asportare ebrei, zingari, asociali che ne sono il cancro e la cancrena e che la porterebbero alla morte : per questo benemerito è chi opera questa asportazione e benedetto da Dio e dagli uomini”.                                                              H.Himmler (Tagebuch) 1914

ADOLFHITLER (Braunau, Alta Austria, 1889 –  Berlino 1945)

 Figlio di contadini, tentò di elevarsi frequentando le scuole tecniche di Linz, e, dimostrando una qualche passione per il disegno, studiò pittura a Vienna senza successo; divenne così operaio decoratore. Allo scoppio della G.M.I dichiarato inabile a prestare servizio nell’esercito austriaco, si arruolò volontario in quello germanico. Rimasto in Germania dopo la disfatta, nell’ottobre del 1919 entrò in rapporto con rappresentanti del piccolo partito reazionario Deutches Arbeitpartei (Partito operaio tedesco), e si assunse il compito di dirigerne la propaganda. Nel 1921 fondò il Partito nazionalsocialista tedesco(NSDAP), e ne assunse la direzione. Poco dopo si alleò con le S.A. (Sturmabteilungen – squadre d’azione), formazioni paramilitari. Con esse marciò su Coburgo e nel 1923 con Ludendorff, ex capo di stato maggiore tedesco, tentò un colpo di mano a Monaco (putsch). Hitler e Ludendorff furono arrestati, mentre Goering riparò in Italia presso Mussolini. Condannato a 5 anni, scrisse in carcere Mein Kampf (La mia battaglia),libro in cui narrava la sua vita ed esponeva i suoi progetti e i compiti che si proponeva per la Germania : il dominio europeo. Amnistiato dopo un anno, riprese la lotta fingendo di adottare metodi democratici per sfuggire al rigore delle leggi e alla diffidenza che i suoi metodi di violenza avevano suscitato. Nel 1928 il suo partito conquistò 12 posti in parlamento, ma già nelle elezioni del 1930 se ne aggiudicava 107. La sua propaganda cominciava a fare presa, e nel 1932 egli poneva  contro Hindenburg la sua candidatura alla presidenza del Reich, restando soccombente ma ottenendo il 37% dei voti. Il 10 gennaio 1933 diveniva cancelliere e le elezioni politiche davano al suo partito la maggioranza. Iniziò così la dittatura, assumendo il titolo di fuhrer (capo). Condusse la Germania ad ottenere effimeri successi che lo trascinarono ineluttabilmente a iniziare la G.M.II, la quale in sei anni portò la Germania intera al disastro. Per non cadere vivo in mano ai Russi che già occupavano Berlino, morì (secondo la versione ufficiale) suicida insieme all’amante Eva Braun, sposata poche ore prima, alle 14.30 del 30 aprile 1945, lasciando il potere all’ammiraglio Doenitz che firmò la resa della Germania.

“Il giudeo si comporta secondo il suo scopo, si fonde col popolo e ne mina le basi : combatte col tradimento, con la falsità, tende al traviamento totale in modo da distruggere l’odiato nemico… Il primo dovere non è di formare una costituzione nazionale dello Stato, bensì quello di annientare gli ebrei” (A.Hitler, Mein Kampf, 1924).

“L’ARIANO, RAZZA SUPERIORE”. L’antisemitismo è uno dei fondamenti principali della conoscenza del mondo (la weltanschauung), espressa da Hitler nel suo libro, scritto nel carcere di Landsberg nel 1924, che contiene al tempo stesso un’autobiografia, un saggio teorico e il programma di governo. Il principio fondamentale è la disuguaglianza delle razze : la razza superiore è quella degli ariani, bianchi, biondi, alti e dolicocefali (dal greco dolikhos, lungo, e cefalo, cranio), un tipo fisico molto diffuso in Germania e nell’Europa Settentrionale. Tutta una cultura umana, tutti i frutti dell’arte, della scienza e della tecnica si devono quasi esclusivamente al genio creatore dell’ariano… In virtù di questo fatto è stato lui a fondare l’umanità superiore, e dunque è l’archetipo di ciò che noi intendiamo con la parola “uomo”. E’ il Prometeo della nostra specie. E’ pertanto naturale che spetti agli ariani il dominio del mondo, poiché si tratta di “una razza di padroni” (herrenvolk). In base a questo postulato Hitler sviluppa le sue concezioni politiche nazionali ed internazionali.

“UNO STATO FORTE PER GARANTIRE LA SUPREMAZIA”. Il principio della disuguaglianza delle razze è alla radice della concezione hitleriana dello Stato che deve essere uno strumento atto a garantire “la supremazia della razza superiore, creatrice e portatrice della cultura e della civilizzazione”. Preservare la purezza della razza costituisce un imperativo assoluto : il matrimonio e la maternità non devono avere altro scopo. Per rimanere nella giusta via il popolo deve essere guidato e controllato da un capo ed assoluto. Di qui il rifiuto beffardo e sprezzante e dell’idiozia democratica” a favore del “principio del capo” (fuhrerprinzip) : il capo deve disporre di poteri dittatoriali e soffocare ogni velleità di disubbidienza. Secondo lo stesso assioma, i diritti sovrani esercitati dagli Stati Federali (i Lander), in materia di bilancio o di polizia devono essere aboliti a beneficio di un Reich unificato.

“UN POPOLO, UN IMPERO, UN CAPO”. LO “SPAZIO VITALE” PER LA RAZZA DEI PADRONI. In politica estera, il tedesco di razza superiore deve liberarsi da tutti i vincoli che lo opprimono, e innanzitutto dagli obblighi del trattato di Versailles del 1919, definiti umilianti : le perdite territoriali, il disarmo, il pagamento dei danni di guerra. A occidente l’ariano deve recuperare l’Alsazia e la Lorena dalla Francia, che “è e resta il nemico mortale del popolo tedesco”. Ma soprattutto deve conquistare vasti territori a oriente, al fine di rinnovare le gesta dei Cavalieri Teutonici e assicurare al popolo tedesco uno “spazio vitale” (lebensraum) che gli permetta di condurre in porto la sua missione civilizzatrice e riunire tutte le popolazioni germaniche, naturalmente a scapito dei “popoli di razza inferiore”, specie degli slavi che vivono a quel tempo in quei territori e il cui destino non ha per l’ariano alcuna importanza. Nella concezione Hitleriana, l’esistenza di ogni individuo è infatti subordinata alla sua appartenenza razziale che determina, in modo immutabile, il suo posto nella gerarchia dei popoli e il suo destino. In fondo alla gerarchia si trova l’ebreo, contro il quale Hitler manifesta un odio parossistico. Il suo fanatismo avrà una parte di primo piano nella persecuzione antisemita, anche se questa frenesia non è certo sufficiente per spiegare la concatenazione di atti e provvedimenti che condurranno alla Shoah.

“IL MALE ASSOLUTO”. Hitler definisce gli ebrei “esseri dal sangue impuro”, che costituiscono una razza negativa, portatrice di turpitudine. Per designarli usa frequentemente termini come “bacilli”, “parassiti”, “avvelenatori del sangue altrui”, “propagatori di infezioni”, “sanguisughe”, contro cui bisogna difendersi “come hanno fatto il secolo scorso Pasteur e Koch”. Ritiene che la “sterilità intellettuale” degli ebrei sia assoluta e che siano incapaci di una qualsiasi attività creatrice:  anzi, minano le basi morali, politiche ed economiche dei popoli tra cui vivono per poterli asservire. E’ questo secondo Hitler l’obiettivo fondamentale degli ebrei, che per conseguirlo ricorrono a tutte le armi in loro potere, dallo sfruttamento capitalistico al bolscevismo, nell’intento di estendere a poco a poco la loro influenza per giungere alla “tirannia giudaica economica internazionale”.


DITTATURA E SHOAH

FORMAZIONE DELLO “STATO TOTALE”

Le opposizioni vengono messe a tacere. All’inizio del febbraio 1933 le riunioni e la stampa comuniste vengono proibite e quelle socialdemocratiche costantemente boicottate anche con la violenza. I militi delle SA (Sturmabteilung, squadre d’assalto), colpiscono i potenziali oppositori. Il 27 febbraio 1933 il Reichstag (parlamento), s’incendia misteriosamente. Viene arrestato  uno squilibrato olandese, Van der Lubbe, che si dichiara militante comunista : è il pretesto per liquidare il Partito comunista tedesco: oltre 4000 militanti vengono rinchiusi in carcere. Hitler approfitta dell’emozione suscitata dall’incendio del Reichstag per convincere Hinderburg a promulgare il “decreto per la protezione del popolo e dello Stato”, in pratica la fine della democrazia tedesca. In un clima di terrore si svolgono le elezioni del 5 marzo 1933 che costituiscono un successo per i nazisti che ottengono il 44% dei suffragi e 288 seggi su 640, ben 92 in più rispetto alle elezioni del novembre 1932. I deputati del centro si alleano ai nazisti e ai nazionalisti, e il 24 marzo 1933 votano il conferimento dei pieni poteri a Hitler per quattro anni. Questi ormai può guidare la rivoluzione nazionalsocialista e instaurare un regime dittatoriale. Tutti i partiti politici vengono messi fuori legge. Il 14 luglio 1933 il Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori viene proclamato partito unico della Germania e i sindacati sostituiti da “consigli del lavoro” agli ordini del regime. Le formazioni paramilitari create da Hitler, a partire dal 1923, per la protezione delle sue attività politiche e sull’espansione delle quali ha organizzato la sua penetrazione nella società tedesca usando tutte le forme di intimidazione e di violenza, con l’ascesa al potere di Hitler, diventano l’asse portante per il controllo e la repressione della società tedesca. 

LE FORMAZIONI PARAMILITARI NAZISTE

MARZO 1923 – Costituzione a Monaco della Stabswache, truppa scelta speciale delle SA ( berretto nero con teschio, fascia bordata di nero con croce uncinata);

MAGGIO 1923 – Costituzione dello Stosstrup Hitler (stessa uniforme della Stabswache, che viene incorporata nello Stosstrup), sotto il comando di Joseph Berchtold e Julius Screck, autista di Hitler. Questa formazione precorre la Schutzstaffel (SS) del partito nazionalsocialista;

9 NOVEMBRE 1925 – Lo Stosstrup diventa organizzazione centrale, adibita soprattutto alla protezione personale di Hitler e alla difesa delle adunate. E’ costituito dalle Schutzstaffeln (SS) del partito nazionalsocialista, e a loro volta composte dai camerati più fedeli e sicuri; esse sono in numero volutamente ridotto e hanno la direzione centrale a Monaco. Precorrono le SS anche nella divisa : berretto nero con teschio, fascia bordata di nero con croce uncinata, e in più camicia bruna con cravatta nera. In seguito le SS sono assimilate, per struttura,  alla Schutzabteilung (SA).

30 GIUGNO 1930 – durante la famigerata “notte dei lunghi coltelli”, Hitler fa eliminare alcuni amici della prima ora. Ernst Rohm, capo delle squadre d’assalto, e un migliaio dei suoi militi vengono assassinati. Rohm auspicava che Hitler portasse a compimento una “seconda rivoluzione”, tesa a liquidare il potere dell’aristocrazia degli Junkers (i proprietari terrieri) e dell’alta finanza. Ma da tempo ormai Hitler aveva sconfessato le rivendicazioni anticapitaliste del programma elaborato  precedentemente, anzi aveva mirato a ottenere il consenso dei gruppi più potenti dell’industria e dell’esercito. Fingendo di credere a un complotto organizzato da Rohm, ordina il massacro.

2 SETTEMBRE 1930 – Hitler in persona assume il comando supremo delle SA e SS, che grazie ai finanziamenti occulti si sono gonfiate fino ad avere inquadrati centomila uomini circa.

14 GENNAIO 1931 – Il Reichsfuhrer SS Heinrich Himmler, viene subordinato al Capo di Stato Maggiore ;

24 FEBBRAIO 1933 – In qualità di Commissario agli Interni per la Prussia, Gorieng proclama le SA e SS e gli elmi d’acciaio in Prussia Hilfspolizei (sciolta di nuovo il 15 agosto); gli altri Lander tedeschi seguono l’esempio;

17 MARZO 1933 – Fondazione della SS-Leibstandarte Adolf Hitler;

17 MAGGIO 1933 – Nel suo discorso sul disarmo, Hitler fa rilevare che SA e SS non sono da considerare formazioni militari;

20 LUGLIO 1934 – Il Fuhrer promuove le SS a organizzazione autonoma nell’ambito del partito nazionalsocialista. Il Reichsfuhrer SS Himmler (finora subordinato al capo dello Stato Maggiore) è subordinato al comandante della SA;

15 OTTOBRE 1934 – Vengono modificate la gerarchia e le denominazioni dei gradi SS;

7 NOVEMBRE 1934 – La Reichsfuhrung SS viene trasferita a Berlino

9 NOVEMBRE 1936 – Le reclute SS prestano giuramento al Fuhrer in occasione della commemorazione dei caduti nella Feldherrnhalle a Monaco.

CAMPI DI CONCENTRAMENTO

Un regime poliziesco così repressivo esige ben presto l’istituzione di una vasta rete di campi di concentramento. Il 20 marzo 1933 il prefetto di Monaco annuncia l’apertura a Dachau di un campo per 5000 prigionieri politici – detenuti per misura di “risanamento pubblico” – in prevalenza militanti antinazisti, ebrei o “asociali”. L’esistenza di quel campo non è affatto segreta, anzi durante il congresso del partito nazista, avvenuto alla fine del 1933, Himmler invita i partecipanti e i giornalisti a visitarlo. Ritiene infatti che l’opera di “rieducazione” compiuta sui prigionieri cominci a dare i suoi frutti. Con la legge del 14 ottobre 1933 il Ministero dell’Interno stabilisce che le persone arrestate secondo il decreto del presidente del Reich per la protezione del popolo e dello Stato, resteranno in campo di concentramento per un periodo indeterminato, fino a che le autorità di polizia lo riterranno necessario. Non è previsto alcun processo : regna l’arbitrio più assoluto. Dalla fine del 1935 diventa responsabile dei campi di concentramento la Polizia di Stato, la GESTAPO, sotto l’autorità dell’ispettore generale Theodor Eicke. Questi organizza una vera e propria rete di campi : Dachau ( motto: “a ciascuno il suo”), Oranienburg-Sachsenhausen (motto “sacrificio ed amore per la Patria”), Weimar-Buchenwald (motto “ A ragione o a torto, è la mia Patria”), Mauthausen-Gusen e Flossemburg, sono pronti tra il 1933 e il 1938; nel 1939 si aggiungono Ravensbruck e Stutthof; nel 1940 Bergen-Belse e Natzweiler-Struthof, nel 1941 Gross-Rosen e nel 1942 Dora-Nordhausen. Fin dall’inizio i prigionieri ebrei sono molto numerosi: l’emarginazione della popolazione ebraica rappresenta infatti una delle priorità della politica del regime. Dal 10 novembre 1938 (La notte dei cristalli), ha formalmente inizio in tutta la Germania, la campagna contro gli ebrei ed essi iniziano ad essere sistematicamente deportati nei vari KL (konzentrationlager), al grido di “Deutschland erwache; Jude verrecke!” ( Germania risvegliati, Ebreo crepa). Nei KL si costituiva così una gran massa di individui ben presto identificati come possibile “mano d’opera coatta” per le industrie belliche tedesche, e come tale si incominciò a sfruttarla. Impiego che divenne in seguito sistematico e tragico con l’inizio della G.M.II,  provocata dall’invasione tedesca della Polonia il 1° settembre 1939.

Nell’evoluzione dei KL si distinguono tre diversi periodi: 1°- dal gennaio 1933, presa del potere da parte del Nazionalsocialismo, al settembre 1939, inizio della G.M.II ; 2° – dall’ottobre 1939 al marzo 1942, inizio della “soluzione finale” della questione ebraica e dei lavori forzati per tutti i prigionieri civili; 3° dall’aprile 1942 al maggio 1945, liberazione dei KL da parte delle forze alleate: l’ultimo grande campo, Mauthausen, fu liberato il 5 maggio 1945. La “soluzione finale” del problema ebraico, programmata a partire dal novembre del 1941, aveva lo scopo della sistematica uccisione di ebrei al momento in cui ciascuno di essi non era più in grado, per raggiunta debilitazione fisica, di svolgere lavoro produttivo per il Reich. Per questa tragica finalità vennero istituiti durante il secondo e terzo periodo, otto campi speciali (VL-Vernichtungslager, campi di sterminio), e precisamente in ordine di apertura, Maly Trostinec (nov.1941), Jungfernof (3.12.1941), Chelmno (8.12.1941), Belzec (15.3.1942), Sobibor (7.5.1942), Treblinka T2 (1.6.1942), Majdanek (1.11.1942), Birkenau (Auschwitz II, 26.11.1942) : essi furono allestiti al solo scopo di ottenere l’eliminazione rapida e immediata di ebrei opportunemente selezionati, di talune tribù di zingari e di prigionieri di guerra russi e slavi (senza osservare le convenzioni di Ginevra non sottoscritte dall’URSS e da taluni paesi slavi).

A Dachau, appartenente ad una prima tipologia di KL, era previsto l’internamento di prigionieri colpevoli di reati minori, suscettibili quindi di recupero alla società : individui “asociali” (vagabondi, drogati, prosseneti, alcolizzati, fannulloni, disseminatori di disordini, propagatori di pubblicazioni oscene, prostitute, mendicanti, contaminatori della razza ariana ), Religiosi (Testimoni di Geova, atei, obiettori di coscienza, seguaci di sette religiose non ortodosse), criminali comuni (ladri, stupratori, assassini). Vi era una seconda categoria per reati maggiori, con graduazione della severità (omosessuali, prigionieri politici, sovietici e slavi in genere, politici nemici del Reich), identificabili con i KL di Flossenburg, Buchenwald, Neuengamme, Auschwitz I), e una terza categoria di KL per irriducibili e irrecuperabili, identificati con gli zingari e gli ebrei, definiti “individui la cui vita è indegna di essere vissuta”, e pertanto destinati all’eliminazione fisica senza scampo e senza alcuno scrupolo.

I detenuti venivano riconosciuti mediante un numero progressivo tatuato sulla faccia volare del terzo medio dell’avambraccio destro e da un triangolo isoscele di stoffa a punta in basso, di diverso colore in base al reato per il quale erano stati arrestati : prigionieri politici (triangolo rosso), delinquenti comuni (verde), per motivi religiosi (viola), omosessuali (rosa), zingari (bruno), asociali (nero), ebrei (giallo). Spesso gli ebrei erano contraddistinti con due triangoli (giallo e rosso) a formare la stella di Davide, l’aggiunta di piccole pezze sopra o attorno al triangolo significavano altre differenze. Una lettera in mezzo al triangolo indicava la nazionalità di appartenenza.


L’OPERAZIONE “T4”

E’ il primo passo verso la purificazione del Reich. Anche se non c’è confronto possibile sul piano numerico né sulle ragioni profonde di questo eccidio, non va dimenticato che sin dall’estate del 1939 il governo hitleriano aveva intrapreso la prima operazione di “un processo di purificazione” del Reich, decidendo l’eliminazione fisica dei malati mentali. Ritenuti “ vuoti involucri umani”, ai sostenitori della purezza razziale costoro appaiono come “fardelli viventi” indegni di esistere e nocivi per la nazione. Da qui la decisione di mettere fine all’esistenza degli infermi, una decisione segretissima denominata in codice “operazione T4”, dall’indirizzo dell’ufficio che la organizza: numero 4 di Tiergartenstrasse di Berlino. Tuttavia va ricordato che sin dal 1934 i “tribunali per la salute ereditaria”, composti in prevalenza da medici, avevano dato il via a un programma di sterilizzazione forzata, coinvolgendo circa 360.000 persone.

Ma ai nazisti sembra una misura insufficiente per “preservare la salute della nazione” I malati vengono selezionati da una commissione di controllo composta da medici e da membri dell’amministrazione, in particolare da esponenti delle SS. In poco tempo le categorie “da eliminare” diventano sempre più numerose: malati mentali, handicappati gravi, portatori di malattie congenite o di affezioni ereditarie, psicopatici, anziani infermi, “asociali”. I prescelti vengono trasferiti in uno dei sei centri di eutanasia disseminati sul territorio, e quindi assassinati. Dopo le iniezioni di morfina o di scopolamina giudicate poco efficaci, si opta per il monossido di carbonio in camere a gas opportunemente predisposte. I cadaveri vengono poi trasportati in un crematorio e bruciati. La notizia trapela nonostante la segretezza e le chiese insorgono, il programma diventa più blando ma le vittime saranno in totale circa 100.000. L’operazione “T4” oltre a “ripulire la società sgravandola di costi economici intollerabili per i nazisti”, ha sperimentato l’uso delle camere a gas, che saranno ampiamente usate per la “soluzione finale” degli ebrei, degli zingari, dei prigionieri russi e slavi in genere.

CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI DI DETENZIONE

HAUSEN – Case di lavoro, della fame (dove il detenuto moriva di fame),di punizione, di correzione

ANSTALTEN – Stabilimenti, di arresto, di pena per le donne, di detenzione, di sicurezza per gli uomini, di sterminio

GHETTOS – Ghetti, luoghi di confino per ebrei

GEFANGNISSE – Prigioni, per donne, per giovani, per condannati dai tribunali popolari

LAGER – Campo di raccolta (AHL), di rieducazione dei lavoratori (AEL), di lavoro (AL), di concentramento (KL), di sterminio (VL), di transito (UL), inoltre un’altra trentina di sigle che identificano tutto l’universo umano che è transitato per i “lager”.

La mappa dei LdD (luoghi di detenzione), istituiti dai nazisti nelle nazioni europee dal 1933 al 1945 è impressionante : sono stati identificati circa 7.000 luoghi distribuiti in tutta Europa, che hanno avuto in qualche modo riferimento con la detenzione e la deportazione di persone causata dal regime nazista e dal regime fascista (in seguito all’approvazione nel 1938, delle “Leggi razziali” antisemite).

In Germania 3997, Polonia 2091 ( tra i quali Auschwitz-Birkenau, Belzec, Chelmno, Treblinka, Sobibor, Lublino Maidanek), Austria 324 ( Mauthausen, ecc.), Francia 209, Romania 101, Cecoslovacchia 97, Italia 96 (Risiera di S.Sabba, Fossoli, Bolzano), Olanda 71, Ungheria 56, Norvegia 44, URSS 41, Jugoslavia e Lituania 35, Danimarca 8, Estonia e Lettonia 6 , Grecia 3.

 

L’INDUSTRIA TEDESCA LAVORA

Ditte di produzione bellica sotto la diretta direzione dello Stato sotto il controllo delle SS, e ditte private che producevano per la guerra, hanno utilizzato manodopera detenuta nei lager a costi molto ridotti, alcune di queste sono ancora presenti sul mercato. La ditta Degesch, del Gruppo IG Farben, produsse il tristemente famoso “Zyclon B” acido cianidrico allo stato solido che, scaldato, produceva vapori di gas letali. Il prodotto era commercializzato dalla ditta tedesca Testa (Tesch und Stabenow), che provvedeva alla sua distribuzione ai diversi VL. Ad Auschwitz furono usati 19.652 kg di Zyclon B che contribui a causare la morte di 4.200.000 persone. La ditta Topk und Soehne fu prescelta per la costruzione dei forni crematori per esseri umani, la ditta Alex Zink Filzfabrik A.G. Roth di Nuernberg riceveva capelli umani da vari KL (25 carri ferroviari), la ditta Bayer ottenne di sperimentare il suo composto BE 1034 (antitifoideo), sui detenuti di Auschwitz, che non venne mai commercializzato per l’elevata mortalità riscontrata sui prigionieri usati come cavie. E più tristemente famosi furono una serie di medici che sperimentarono “in vivo” la sterilizzazione, effetti della perfrigerazione, della diminuzione della pressione atmosferica su soggetti giovani. Furono ideate  macchine per scarnificare rapidamente i cadaveri onde recuperare le ossa da usare come fertilizzante in agricoltura. Condotti esperimenti per l’asportazione della pelle tatuata da prigionieri vivi; fatte iniezioni di fenolo e benzina per la curiosità di vedere cosa succedeva; gasati detenuti con  monossido di carbonio e vapori di acido cianidrico per poter poi scegliere il metodo più efficace di sterminio.

LE CIFRE DELLO STERMINIO

Il tribunale di Norimberga, giunto alla cifra di 5.700.000 vittime ebree, ha fissato la cifra emblematica di 6.000.000, che da allora molti citano. In seguito numerosi ricercatori hanno lavorato su queste valutazioni numeriche. Jacob Robinson arriva a stabilire la cifra di 5.800.000, Raul Hilberg quella di 5.100.000.

Campo di CHELMNO (Kulmhof in tedesco), in funzione dal dicembre 1941, più di 150.000 vittime. BELZEC apre i battenti verso la metà del marzo 1942, quando iniziano le grandi deportazioni da Lublino e Lvov. Dotato di sei camere a gas, che possono liquidare 5000 esseri al giorno. Si valuta che a Belzec siano morti 560.000 ebrei, provenienti dalla Boemia, dalla Moravia, dalla Germania ma soprattutto dalle zone orientali del Governatorato generale di Polonia.

SOBIBOR si trova al confine della zona annessa nel 1939 dall’URSS: il campo, che funziona dall’aprile del 1942, è destinato agli ebrei di quella regione, ma ve ne giungono anche dall’Olanda, dal Belgio e dalla Francia. Gli ebrei sterminati a Sobibor sono 200.000, ma a questa cifra va aggiunto un numero enorme, seppure ancora imprecisato, di prigionieri di guerra sovietici.

TREBLINKA, con dieci camere a gas, “liquida” circa 750.000 ebrei, originari del Reich, della Macedonia, della Tracia, e provenienti dal campo di Terezin.

AUSCHWITZ, nella parte orientale dell’Alta Slesia, diventa campo di sterminio (VL), a partire dal giugno 1940 con la costruzione delle camere a gas e crematori, nel II-III-IV e V settore. Nelle vicinanze la IG Farben installa una nuova officina per la produzione della gomma sintetica, e persino i dirigenti della Krupp, produttrice di armi, valutano la possibilità di utilizzare forza lavoro dei deportati. Fino al novembre 1944 vengono assassinati 1.000.000 di ebrei. Viene poi decisa  la distruzione del campo per non “lasciare alcuna traccia concreta della soluzione finale”. Il 27 gennaio 1945 il campo viene liberato dai soldati russi.

MAIDANEK , costruito nell’estate del 1941, più di 50.000 le vittime.

TIPOLOGIA DEI DETENUTI

I vari tipi di detenuti venivano resi riconoscibili, nei KL e in tutti i LdD in generale, mediante l’applicazione sulle loro divide (peraltro tutte uguali), di un triangolo isoscele di stoffa a punta in basso, di diverso colore assegnato in base al reato per il quale erano stati arrestati. Ogni singolo prigioniero era inoltre contrassegnato con un numero progressivo, tatuato sulla faccia volare del terzo medio dell’avambraccio destro : le prime cifre di questi numeri spesso contrassegnavano il LdD di appartenenza del prigioniero. I triangoli erano i seguenti :

– ROSSO : prigionieri politici (PH)

– VERDE : delinquenti comuni (BV)

– VIOLA : detenuti per motivi religiosi (BIFO)

– ROSA : omosessuali (HOMO)

– BRUNO : zingari (Z)

– NERO : asociali (ASO), e russi non KG

– GIALLO : ebrei (J)

Gli ebrei molto spesso erano contraddistinti con due triangoli (uno giallo e uno rosso), per formare una stella di Davide, con variabili se colpevoli di altri reati.

BIBLIOGRAFIA

– ENCICLOPEDIA ILLUSTRATA, edizioni I.E.I., 1959

– “SHOAH, GLI EBREI E LA CATASTROFE”, Anne Grynberg, edizioni Universale   Electa/Gallimard, 1995

– “La mappa dell’inferno”, di Gustavo Ottolenghi, edizioni Sugarco, 1993


SE QUESTO E’ UN UOMO

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici :

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza per ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d’inverno.

Meditate se questo è stato :

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi ;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

i vostri nati torcano il viso da voi.

Per mia fortuna sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenore di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli.

Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull’inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che “ogni straniero è nemico”. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo.

Mi rendo conto e chiedo venia dei difetti strutturali del libro. Se non di fatto, come intenzione e come concezione esso è nato già fin dai giorni di Lager. Il bisogno di raccontare agli “altri”, di fare gli “altri” partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bisogni elementari: il libro è stato scritto per soddisfare a questo bisogno; in primo luogo quindi a scopo di liberazione interiore. Di qui il suo carattere frammentario: i capitoli sono stati scritti non in una successione logica, ma per ordine di urgenza. Il lavoro di raccordo e di fusione è stato svolto su piano, ed è posteriore.

Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato.

                   Avigliana – Torino, dicembre 1945 / gennaio 1947   Primo Levi

Primo Levi è nato a Torino nel 1919 e pure a Torino è morto nel 1987. Ha sempre lavorato come chimico in una industria torinese, ma la sua fama, ormai immensa su scala mondiale (nei soli Stati Uniti sono state finora vendute duecentomila copie dei suoi volumi), nasce coi suoi libri, con le sue tragiche narrazioni sui campi di sterminio nazisti e colle sue originali creazioni letterarie legate alla scienza.

Nell’inverno 1944-45 Primo Levi fu catturato dai nazisti nelle montagne della Valle d’Aosta dove era andato per fare il partigiano, e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz da dove, uno fra i pochissimi, uscì vivo alla fine della guerra.

Introduciamo la visita al campo di concentramento di Mauthausen, programmata per il 15 aprile 2005, invitando a leggere “Se questo è un uomo” di Primo Levi, testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa.


MAUTHAUSEN

NOTA INTRODUTTIVA

EGREGIO VISITATORE,

Lei si trova sul terreno dell’ex campo di concentramento nazionalsocialista di Mauthausen, uno dei numerosi campi costruiti dal 1933 al 1945, in quasi tutta l’Europa dal regime dittatoriale nazionalsocialista, per lo sfruttamento e lo sterminio dei suoi avversari. Tra il 1938 e il 1945, il nome di Mauthausen diffondeva paura e terrore.

Mauthausen e Gusen erano, per il lavoro da schiavi nelle cave di pietra, sinonimi di morte. A Mauthausen e nei suoi campi dipendenti erano racchiusi più di 195.000 prigionieri di cui più di 105.000, d’entrambi i sessi, sono stati ammazzati o sono deceduti per i patimenti causati dalle condizioni di vita del campo.

La terra di questa rocca è impregnata del sangue di decine di migliaia di persone innocenti. Per ricordare ai posteri cosa la tirannia nazionalsocialista della Germania di Hitler sia stata per il nostro popolo ed anche per tutta l’umanità, il Governo federale austriaco, con la collaborazione degli ex prigionieri, ha realizzato su questo terreno un degno luogo commemorativo ed ammonitore.

Questo monumento pubblico comprende l’ex campo dei prigionieri (Schutzhaftlager – campo di d’internamento protettivo), l’area dove erano situate le baracche dei sorveglianti, il campo degli ammalati, la cava di pietra “Wiener Graben” con la gradinata della morte ed anche due mostre permanenti: “KZ Mauthausen ed i suoi campi dipendenti” e “Austriaci nei campi dipendenti di Auschwitz, Dachau, Ravensbruch, Sachsenhausen, ed il ghetto di Theresienstadt”

NOTA STORICA SUL CAMPO

Poche settimane dopo l’occupazione dell’Austria da parte delle truppe tedesche, le cave di pietra di Mauthausen furono ispezionate da alti ufficiali tedeschi delle SS e della polizia che le giudicarono adatte alla costruzione di un campo di concentramento. L’8 agosto 1938, dei prigionieri del campo di concentramento di Dachau furono trasferiti nella cava di pietra “Wiener Graben” e si iniziò la costruzione del campo di concentramento di Mauthausen, definito dalle truppe di sorveglianza – SS “Mutterlager – campo madre”, perché di riferimento centrale per tutto il territorio austriaco.

Dall’amministrazione del campo di Mauthausen dipendevano 49 campi permanenti (alcuni sono esistiti solo per poche settimane). Dall’8 agosto 1938 sino alla Liberazione, il 5 maggio 1945, vi sono state imprigionate circa 195.000 persone di entrambi i sessi.

La maggior parte dei prigionieri di Mauthausen erano persone che furono internate come “nocive al popolo” (Volksshadlinge), o in “prigionia protettiva” (Schutzhaft) a causa della loro nazionalità, origine razziale, attività politica o per il loro credo religioso. Nel campo si trovavano inoltre dei prigionieri austriaci e tedeschi che furono internati per i loro criminali precedenti penali e che sino a febbraio 1944 occuparono quasi tutte le funzioni di comando dei prigionieri (Kapos, Blockpersonal, ecc.). L’allontanamento di questo gruppo di prigionieri dalle loro posizioni negli ultimi anni di esistenza del campo, è stato un successo dell’organizzazione internazionale clandestina dei prigionieri. 

Dal 1941, nel campo principale e nei campi dipendenti, vi sono state delle organizzazioni clandestine di solidarietà, presumibilmente in tutti i gruppi più numerosi di prigionieri della stessa nazionalità.

Nella primavera del 1944, nel campo principale, dei prigionieri comunisti costituirono un’organizzazione internazionale clandestina la cui guida era composta da quattro persone. Questa organizzazione si sciolse nell’autunno dello stesso anno. Probabilmente all’inizio del 1945, dei prigionieri spagnoli iniziarono ad organizzarsi militarmente. Alla fine d’aprile 1945, nel campo principale, per iniziativa di un Austriaco, fu costituito un nuovo comitato internazionale.

Senza alcuna eccezione, tutti gli appartenenti alle SS, tra il 3 e il 5 maggio 1945, abbandonarono il campo principale ed anche gli altri 11 campi esistenti in Alta Austria. La sorveglianza dei prigionieri fu presa da appartenenti ai pompieri di Vienna, in parte minore, da anziani soldati della Wehrmacht appartenenti all’aviazione. I soldati americani liberarono dai campi di concentramento ancora esistenti in Alta Austria, 81.000 prigionieri (uomini, donne , bambini e giovani).

I PRIGIONIERI SCHIAVI

Internato nel campo di concentramento, il prigioniero avrebbe dovuto essere completamente isolato e privato della propria personalità. Il suo nome fu concellato e, se egli era stato statisticamente registrato, gli fu assegnato, da gennaio 1942 nel campo principale, da gennaio 1944 a Gusen, un numero progressivo di prigioniero. Un triangolo colorato applicato al petto sinistro dell’uniforme dei prigionieri, contrassegnava il motivo della detenzione o del trasporto. Triangolo rosso – prigionieri politici, triangolo verde – imprigionati con precedenti penali, triangolo nero o marrone – asociali, ecc. Sul triangolo era stampato, in nero, la lettera iniziale della Nazione di provenienza: per esempio “F” per Francia, “T” per Tcsheche (Ceco), “J” per Jugoslavi, ecc. I prigionieri ebrei dovevano portare sotto il triangolo rosso, una stella di Davide di colore giallo. Il numero di prigioniero, cifre nere su fondo bianco, era sopra o sotto il triangolo, qualche volta vi era vicino.

 

Nel 1938, si trovavano nel campo prevalentemente prigionieri internati per i loro precedenti penali. Nel 1939 vi furono internati dei giovani funzionari comunisti e socialisti provenienti dai territori periferici della Cecoslovacchia (Sudeti), circa 600 prigionieri di tutti i partiti politici provenienti dalla Germania e dall’Austria, 300 prigionieri provenienti dal Burgeland, che furono registrati come zingari, ed anche più di 1.000 persone imprigionate per i loro precedenti penali. Nel 1940 arrivarono migliaia di Polacchi e Spagnoli repubblicani, tra i quali vi erano dei bambini e dei giovani. Successivamente arrivarono trasporti di Polacchi e Cechi con molti studenti, artisti, intellettuali e sacerdoti. Nel 1941, iniziò l’afflusso di prigionieri dall’Olanda (Ebrei), dalla Jugoslavia e dall’Unione Sovietica, tra questi migliaia di prigionieri di guerra. Dal 1942 al 1944, furono deportati a Mauthausen prigionieri politici dalla Francia, Belgio, Austria, Grecia, Albania, Polonia, Unione Sovietica, Italia, Ungheria, Germania, e migliaia di prigionieri di guerra sovietici che non furono registrati. Nel 1945, da Lublin, Auschwitz, Bergen Belsen, Sachsenhausen, Ravensbruck, Natzweiler, Gross Rosen, ecc., campi di concentramento degli Stati da cui i Tedeschi si erano ritirati, furono trasferiti a Mauthausen più di 20.000 prigionieri. In questo periodo furono internati anche migliaia di cittadini Ungheresi, in prevalenza Ebrei. Il 3 maggio 1945, nel campo di concentramento di Mauthausen vi erano ufficialmente 64.800 prigionieri, 1.734 prigioniere, e circa altri 15.000 prigionieri non registrati negli elenchi. I registrati erano suddivisi per nazionalità: 23 Albanesi, 4 Inglesi, 2.791 Jugoslavi, 191 Belgi, 1.312 Cecoslovacchi, 3.179 Francesi, 2.263 Italiani, 2.184 Spagnoli, 18.015 Ungheresi, 1.850 Tedeschi, 502 Austriaci, 15.803 Polacchi, 15.581 Sovietici, e altri di varie nazionalità. (nel museo tabelle numero 15, 41, 46, 79 e 117)

IMPIEGO DI MANODOPERA E VITA QUOTIDIANA

Fino al 1939 la maggior parte dei prigionieri fu impiegata per la costruzione del campo e per gli alloggi delle SS, più tardi, soprattutto nella cava di pietra. Dal 1943, i prigionieri lavoravano nell’industria bellica. I prigionieri di Mauthausen lavoravano in quasi tutte le più grandi fabbriche di armi dell’Austria. In estate, la sveglia avveniva, da lunedì a sabato, alle 4.45. Alle 5.15 si effettuava l’appello. Le ore lavorative: dalle 6 alle 12 e dalle 13 alle 19. Fra le 12 e le 13 vi era la pausa meridiana che comprendeva la marcia per raggiungere il campo dal posto di lavoro, quella del ritorno e l’appello per certe squadre che lavoravano nella zona del campo. Dopo le 19 vi era un altro appello ed il rancio. Alla domenica lavoravano soltanto alcune squadre addette all’industria bellica ed i prigionieri che erano in punizione. In inverno la sveglia avveniva alle 5.15, l’inizio e la cessazione del lavoro nella cava di pietra dipendeva dalla durata della luce del giorno. Nell’industria bellica (anche nella costruzione di gallerie), il puro lavoro era di 11 ore al giorno. (nel museo tab. 65, 66).

PERSONALE DI SORVEGLIANZA

A Mauthausen e nei campi di dipendenti, il personale di sorveglianza era composto prevalentemente da appartenenti alle SS. Nel 1939 erano 1.500 uomini, nel 1944/1945, questo numero aumentò a 9.000.

Le SS (Schutz Staffel – Squadre di protezione) costituivano una sigla per designare delle unità speciali del partito nazionalsocialista (NSDAP). All’inizio, gli appartenenti alle SS servivano per la protezione d’assemblee e come guardie del corpo dei funzionari di questo partito; in seguito furono destinati alla sorveglianza dei campi di concentramento per gli scopi del servizio segreto della polizia di Stato (GESTAPO) ed infine impiegati anche in formazioni militari (Waffen SS), in guerra, per gli stermini in massa degli Ebrei e degli Slavi.

Chi indossava la divisa delle SS, si votava al delitto. (nel museo tab. 98 al 109).

CAMPI CHE DIPENDEVANO DA MAUTHAUSEN

AMSTETTEN, costruzione ferroviaria (2.966)

AMSTETTEN, (donne) costruzione ferroviaria (500)

BRETSTEIN, proprietà terriere delle SS (circa 80)

DIPPOLDSAU, costruzione della centrale elettrica (130)

EBENSEE, costruzione di gallerie, armamenti (18.437)

EISENERZ, lavori in miniera (400)

GREIN, armamenti (120)

GROSS RAMING, costruzione della centrale elettrica (1.013)

GUNSKIRCHEN, campo di raccolta (circa 15.000)

GUSEN I, cave di pietra ed armamenti (11.480)

GUSEN II, costruzione di gallerie ed armamenti (12.537)

GUSEN III, fornace di mattoni (274)

HINTERBERG, (donne), fabbrica di munizioni (459)

HINTERBRUEHL, costruzione di aerei (circa 1.800)

KLAGENFURT, costruzione di caserme per le SS (130)

LENZING, (donne), fabbrica di tessili (565)

SCHLOSS LIND, proprietà terriere delle SS (20)

LINZ I, armamenti (790)

LINZ II, costruzione di rifugi antiaerei (285)

LINZ III, armamenti (5.615)

LOIBLPASS, due campi, strade e gallerie (1.294)

MELK, costruzione di gallerie per le industrie belliche (10.314)

SCHLOSS MITTERSILL, (donne), istituto di ricerche delle SS (15)

PASSAU I, armamenti (83)

PASSAU II, armamenti (333)

PASSAU III, armamenti (655)

SCHLIER, REDL ZIPF, produzione di armi V e falsificazione banconote (1.488)

SAURER WERKE WIEN, armamenti (1.480)

SCHONBRUNN WIEN,  istituto sperimentale (5)

STEYR, armamenti (1.791)

ST. AGYD a NEUWALDE, armamenti (303)

ST. LAMBRECHT, (donne) proprietà delle SS (20)

ST. VALENTIN,  costruzione di carri armati(1.480)

TERNBERG, costruzione della centrale elettrica (406)

VOCKLABRUCK,  costruzione di strade (300)

WELS I, armamenti (397)

WIENER NEUDORF, fabbrica di motori di aereo (2.954)

WIENER NEUSTADT,  armamenti (circa 1.000)

SCHWECHAT, costruzione di aerei  (2.954)

FLORISDORF, HOFHERR SCHRANTZ, JEDLESEE, armamenti

BACHMANNING, segheria (20)

ENNS, costruzione di rifugi (circa 2.000)

SCHIFF MAUTHAUSEN, campo di raccolta (circa 700)

ZELTLAGER, campo di raccolta (circa 10.000)

(vedi museo tab. 1 – in parentesi il numero massimo dei prigionieri)