Caduti Partigiani ad Alzano

GIORGIO PAGLIA

Nasce a Bologna il 9 marzo 1922 da Guido Paglia e Teresa Pesenti. Poco dopo la nascita la famiglia si trasferisce a Nese, frazione di Alzano Lombardo, dove Giorgio, all’età di 14 anni, perde il padre, combattente in Africa, colpito a morte nella battaglia di Amba Uork, in Etiopia (per il suo eroico comportamento viene decorato di Medaglia d’Oro al V.M). 

E’ ancora adolescente quando rimane solo con la mamma e il fratello più giovane. La posizione sociale ed economica della sua famiglia avrebbe potuto tenerlo lontano dai concittadini, ma il suo carattere gioviale e la sua generosità gli guadagnano amicizia e simpatia tra la popolazione.
Studente universitario nella facoltà di ingegneria, appassionato sportivo, è sempre pronto a dare il suo contributo alle più svariate iniziative. A causa della guerra sospende gli studi (gli verrà conferita la laurea “honoris causa”), e poco dopo il ventunesimo anno, diviene allievo ufficiale degli alpini nella Scuola di Cerveteri (Roma), dove apprende le nozioni di guerra che gli saranno di notevole aiuto nei vari combattimenti che dovrà affrontare.
L’8 settembre 1943 riesce con prontezza a sfuggire alla cattura da parte delle truppe tedesche. Ritornato a casa, per negare il suo contributo alla causa fascista, rimane nascosto qualche tempo a Piazzatorre, in Valle Brembana. La forzata inattività gli pesa e si rende sempre più pressante in lui il desiderio di agire per il bene della Patria. Alla fine del 1943 va a Milano, dove entra a far parte dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica), tra le prime organizzazioni della Resistenza attiva in Lombardia. Numerose sono le sue azioni di guerriglia contro obiettivi strategici e per liberare i compagni inviati in Germania. La sua presenza a Milano viene segnalata e per sfuggire ai fascisti si rifugia a Lovere, dove passa nelle file della 53^ Brigata Garibaldi. Sulle montagne della Valcavallina partecipa a numerose azioni belliche partigiane contro le truppe tedesche e fasciste.
Il 17 novembre 1944, con altri sette partigiani del suo reparto, a causa di un’imboscata tesagli, si trova circondato da un numero preponderante di militi della Legione d’assalto “Tagliamento”. Con i suoi compagni si difende per più di due ore, ma terminate le munizioni è costretto alla resa, presso la Malga Lunga di Sovere. Malgrado le promesse, i suoi compagni di lotta, Mario Zedurri “Tormenta”, e il russo Starich, vengono barbaramente uccisi dai fascisti, a colpi di pugnale.
Inquisito sommariamente, il 19 novembre, a Lovere, rifiuta la grazia concessa a lui solo, perché figlio di Medaglia d’Oro al Valore Militare.
Il 21 novembre 1944 chiede di essere fucilato per primo perché i suoi compagni non abbiano dubbi sulla sua decisione. Viene ucciso davanti il muro del cimitero di Costa Volpino. A comandare il plotone d’esecuzione, Giordano Colombo, della Legione d’assalto “Tagliamento”, compagno di università di Giorgio Paglia. È’ sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di Alzano Capoluogo. Per il gesto eroico, gli viene assegnata la Medaglia d’Oro al Valore Militare, alla Resistenza (8 settembre 1943 – 25 aprile 1945).

CAMILLO ACERBIS

Nato a Treviolo il 7 settembre 1924, con la sua famiglia si trasferì ad Alzano quando aveva circa sei anni. Non aveva ancora 20 anni quando fu arruolato in Marina, destinato ad un reparto di sommergibilisti nel porto militare di La Spezia. Mentre era ancora in periodo di addestramento si ammalò e fu inviato a casa in licenza. Si trovava in questa situazione quando venne annunciato l’armistizio fra l’Italia e gli Alleati.

Nei giorni successivi fu arrestato a Bergamo e inviato in un campo di concentramento in zona russa. Non riuscendo a sopportare di essere rinchiuso in un “lager” circondato da filo spinato, con un gesto di grande coraggio e di illuminata decisione, riuscì a fuggire (e l’impresa non era facile), e a rientrare in Italia. Nella primavera del 1945 nell’intensificarsi della guerra partigiana, sentì vivissimo il desiderio di diventare attivo protagonista della Resistenza. Si arruolò il 9 aprile nella Brigata “XXIV^ Maggio” di Giustizia e Libertà. Mentre la Brigata scendeva verso Bergamo, durante un’azione bellica alla periferia della città, contro le ultime sacche di nazifascisti, fu ferito gravemente e morì presso l’Ospedale Maggiore di Bergamo, il 27 aprile, quando ormai la guerra di Liberazione, anche in Lombardia, si stava per concludere vittoriosamente.

ANTONIO BERGAMELLI

Nato ad Alzano Sopra, ora frazione di Alzano Lombardo, ma a quel tempo comune a sé, l’8 gennaio 1921. Di animo buono, era particolarmente affezionato alla sua numerosa famiglia. A vent’anni iniziò il servizio militare in Aeronautica. Divenne aviere scelto e assegnato con la mansione di autista, presso la 1^ Zona Aerea Territoriale.

Dopo l’8 settembre 1943, riuscì a rientrare a casa e a evitare così la deportazione in Germania. Dopo alcuni mesi sentì il desiderio di partecipare alla guerra partigiana, che si stava organizzando anche nella bergamasca. Si arruolò nella 86^ Brigata Garibaldi, dislocata nell’Alta Valle Brembana. Seguì per oltre un anno le vicende della sua Brigata. In un combattimento nei pressi di Piazza Brembana venne ferito gravemente. Trasportato ad Alzano Sopra decedeva il 6 maggio 1945, quando ormai da una decina di giorni fascisti e tedeschi erano stati travolti dalle formazioni partigiane e dall’Esercito di Liberazione. Il felice raggiungimento dello scopo, per cui aveva combattuto ed era stato gravemente ferito, gli diede, prima della morte, la certezza di avere agito per il bene della Patria.

GIULIO ALBERTO CAPRINI

Poco dopo la sua nascita, il 25 novembre 1924, la sua famiglia si trasferì da Nembro ad Alzano. Prima di compiere il diciannovesimo anno di età, inizio il servizio militare nel 78° Reggimento di Fanteria.

Nel periodo si addestramento sopraggiunse l’armistizio dell’8 settembre 1943. Egli riuscì a sottrarsi all’internamento in Germania. Pur non allontanandosi dalla zona del suo paese, non volle rimanere al di fuori della guerra partigiana, di cui sentiva la grande importanza per la sua terra, così gravemente travolta dalle vicende belliche.
Si arruolò nella 171^ Brigata Garibaldi, la cui zona di azione era nei pressi di Alzano. Presso la Cascina Belvedere, in un’azione contro la Guardia Repubblicana, fu ferito. Il 21 marzo 1945, verso le 11.30, nelle vicinanze dei forni ex Pesenti (in località Busa), nel corso di un rastrellamento, fu barbaramente ucciso dal comandante dei RR.CC. di Alzano, facendo dono della sua fiorente giovinezza alla Patria.

FRANCO CARRARA

Nato ad Albino il 2 agosto 1920, venne ad Alzano, con la famiglia, quando aveva già superato l’adolescenza. Nel nuovo paese si ambientò subito. Chiamato alle armi nel 121° Reggimento Artiglieria D.F. Ravenna, partecipò alle operazioni belliche del Fronte Russo, da dove rientrò nell’agosto 1943.

Sfuggito, per sua volontà e pronta decisione, all’internamento in Germania dopo l’8 settembre 1943, quasi subito entrò a far parte di formazioni partigiane. I galloni di caporale e l’esperienza del fronte russo, lo portarono ad assumere incarichi di comando e una grande abilità nel combattimento fra i monti della Valsassina e della Val Taleggio.
Dapprima fu nella Banda Turani, poi nell’86^ Brigata Garibaldi.
Quando questa, per un doloroso contrattempo, si dissolse, egli non abbandonò la lotta, ma impiegò tutte le sue energie per la ricostituzione del reparto. Nei pressi di Pianca (comune di Morterone), il 30 dicembre 1944, cadeva eroicamente, colpito durante un combattimento.

DAVIDE D’AGNOLO

Nato a S. Martino al Tagliamento (UD), il 3 ottobre 1923, fu più volte e per qualche tempo ad Alzano, dove si erano trasferiti i suoi congiunti. Non ancora diciannovenne, entrò a far parte dell’Arma dei Carabinieri, prestando servizio prima a Torino e poi a Trieste.

Dopo l’8 settembre 1943, riuscì a sottrarsi alla cattura da parte delle truppe tedesche, arruolandosi, poco dopo, nella Divisione Garibaldi, che svolgeva la guerra partigiana nel Friuli. Dal 1°luglio 1944 in avanti, diede alla Resistenza una preziosa attività, dimostrando come dice un rapporto del suo comandante : “buona capacità militare e arditezza nell’azione e, in seguito a ciò, fu fatto comandante di distaccamento al Battaglione”.
Compì numerose azioni, manifestando grande audacia, scendendo in pianura con svariati travestimenti (tra l’altro indossando anche la tonaca da frate). Partecipò a combattimenti. Catturato, dopo aver perso il collegamento con il suo battaglione e aver fatto prigionieri quattro fascisti repubblicani, fu crudelmente seviziato. Condannato a morte il 13 gennaio 1945, fu fucilato a Pordenone il giorno stesso della sentenza.

GUGLIELMO GHILARDI

Nato a Nese il 28 gennaio 1913. Si era temprato fisicamente e spiritualmente nel duro lavoro. Da poco sposatosi, aveva prestato servizio militare, in qualità di richiamato, presso l’11 Reggimento Artiglieria, 1° Gruppo G.A.F.

(Guardia alla Frontiera), a Bolzano. Nel settembre 1943, subito dopo l’armistizio, riuscì a rientrare in paese. Nonostante l’età non più giovanissima e il carico famigliare, non volle appartarsi da una lotta di cui capiva la grande utilità per la sua Patria.
Si arruolò infatti nella 171^ Brigata Garibaldi. Nella primavera del 1944, durante l’addestramento in preparazione di futuri combattimenti, fu gravemente ferito nel corso di un’esercitazione tattica. Il 30 maggio 1944, per le conseguenze della ferita, moriva in località Busa del comune di Alzano Lombardo.

ALESSANDRO MASCHERONI

Nato a Seriate il 18 novembre 1921. Si era trasferito nel 1934 ad Alzano Lombardo con la famiglia, perché il padre era diventato Segretario comunale. Molto cordiale e di viva intelligenza, riusciva molto simpatico a tutti.

Studente di agraria (gli verrà assegnata la laurea “honoris causa”), come molti altri suoi coetanei, abbandonò gli studi per prestare servizio militare. Allievo ufficiale di Artiglieria Alpina, divenne poi sottotenente nel 6° Reggimento Artiglieria Alpina, Gruppo Valtisone. Mentre prestava servizio a La Spezia, si ebbe l’armistizio. Egli riuscì a sfuggire alla cattura e all’internamento. Ritornato a casa, ben presto ripartì per entrare a far parte di formazioni partigiane, dapprima nella Banda Turani, poi nella Cacciatori delle Alpi (dall’ottobre 1944 assumerà la denominazione “Banda Secondo Dio – Sciatori”). Divenne comandante del distaccamento. Nell’Alta Val Brembana (zona dei Laghi Gemelli), svolse una preziosa e coraggiosa attività bellica. Il 18 agosto 1944, caduto in un’imboscata, fu ucciso nei pressi di Carona. Alla Patria offrì la sua giovinezza, ricca di vive speranze.

PATRIZIO NICOLA

Nato il 17 marzo 1895. A fianco di tanti giovani si deve porre un anziano. La sua opposizione alla deleteria dittatura fascista, non avvenne con le armi da fuoco, ma attraverso le sue parole e la sua vita.

Molto arguto e desideroso di vivere l’autentica libertà democratica, non tralasciava occasione per gettare il ridicolo sulla vuota retorica di un regime che portò l’Italia sull’orlo della rovina. Più volte venne incarcerato per il suo parlare franco e aperto. Sereno e sicuro di sé, affrontava le ire e le vendette dei gerarchi. Dopo ogni periodo trascorso in carcere ritornava ad Alzano, dove era nato e viveva, continuando la sua opposizione. Nel 1942 fu condannato al confino ad Ariano Irpino. In seguito fu inviato nel carcere di Avellino, dove fu gravemente ferito in un bombardamento aereo. Poco dopo, il 10 ottobre 1943,  morì di setticemia, in conseguenza delle ferite subite.