GUERRA CIVILE E SPAGNOLA

1936 – 1939

 

CIRCOLO CULTURALE “OL PORTEGHET” – ALZANO L OMBARDO

FLASH DI STORIA SPAGNOLA

PRIMA REPUBBLICA

11 febbraio 1873

Amedeo Ferdinando Maria di Savoia, re di Spagna dal 1870, abdica. Le due Camere (Cortes), si riuniscono e proclamano la Repubblica

3 gennaio 1874

colpo di stato del generale Manuel Pavia

25 dicembre 1874

viene restaurata la monarchia

14 gennaio 1875

richiamato in patria dall’esilio francese, re Alfonso XII entra a Madrid

1883

caduta del governo progressista di Pràxedes Mateo Sagasta, con il ritorno al potere del Partito Conservatore

17 maggio 1902

Alfonso XIII diventa re. Esce di scena la reggente Maria Cristina d’Asburgo la cui azione politica ha causato gravi danni alla Spagna (perdita di Cuba e delle Filippine, e disordine amministrativo)

23 – 31 luglio 1909

“Settimana tragica” in Catalogna a seguito di dimostrazioni dei seguaci di Bakunin (movimento nichilista). Tra i ceti popolari si diffondono le idee socialiste e riprendono vigore quelle repubblicane e l’ideale libertario agitato da Alejandro Lerroux

1914 – 1918

la Spagna non partecipa alla 1^ Guerra Mondiale

1923

in seguito al diffondersi delle teorie socialiste e repubblicane e alle agitazioni popolari, il re, i proprietari terrieri, finanzieri e militari, impongono al paese un governo dittatoriale con il generale Miguel Primo de Rivera, a cui non mancò un iniziale appoggio da parte socialista (Largo Caballero, uno dei massimi rappresentanti socialisti, divenne membro del Consiglio di Stato). Tuttavia l’accesso dei socialisti alle Cortes era praticamente sbarrato (nelle elezioni del 1923 su 408 deputati solo 7 erano socialisti). Tra le masse popolari, influenzate dai movimenti comunisti degli anni ’20, era diffusa l’opinione che fascismo e democrazia liberale fossero forme equivalenti di dominio borghese

28 gennaio 1930

cade il governo di Miguel Primo de Rivera sotto la pressione popolare

30 gennaio 1930

ministero del generale Berenguer che soffoca nel sangue la sollevazione della guarnigione di Jaca (30 dicembre 1930)

febbraio 1931

si forma il ministero J. B. Aznar, di tendenze liberali

12 aprile1931

le elezioni municipali rivelano la presenza di una forte tendenza antimonarchica che si manifesta con scioperi e manifestazioni di piazza. Il re Alfonso XIII è costretto ad abbandonare la Spagna

SECONDA REPUBBLICA

14 luglio 1931

viene proclamata la Repubblica e si forma un governo di centrosinistra guidato da Niceto Alcalà Zamora (destra liberal-repubblicana), agli Esteri il repubblicano radicale Alejandro Lerroux, alla Guerra, Manuel Azana (sinistra repubblicana), e al Lavoro il socialista filobolscevico, Francisco Largo Caballero. Decisa la piena parità e il voto alle donne. Difficoltà interne di coalizione, l’inesperienza, lo spiccato individualismo “storico” dei partiti e degli uomini, e soprattutto la feroce contrapposizione con la gerarchia ecclesiastica largamente schierata su posizioni monarchiche (teme di perdere il controllo della società spagnola acquisito nei secoli precedenti), porta al pronunciamento del primate di Spagna cardinale Segura, vescovo di Toledo, a favore del re Alfonso XIII, supportato da una vasta campagna “legittimista” dei monarchici di Madrid, che si raccolgono in particolare attorno alle correnti cattoliche di destra guidate da Gil Robles. Il cardinale viene accompagnato alla frontiera ed espulso, e i monarchici tacitati. Il governo repubblicano decide una incisiva riforma agraria in tutto il paese

28 giugno 1932

le elezioni per la Costituente sono vinte a larga maggioranza dalla coalizione radical-socialista

9 dicembre 1932

entra in vigore la Costituzione. Viene eletto presidente della Repubblica Niceto Alcalà Zamora, capo del governo Manuel Azana. L’opera legislativa si concentra su due temi : l’autonomia della Catalogna e la riforma agraria. Entrambe accendono polemiche e forti tensioni delle quali cercano di avvantaggiarsene i militari “legittimisti” per organizzare una sollevazione popolare

10 agosto 1932

scoppia a Siviglia un moto di rivolta su iniziativa del generale José Sanjurio, che viene fatto fallire dal governo

9 settembre 1932

le “Cortes” approvano la riforma agraria e lo statuto per l’autonomia della Catalogna (il cui governo è chiamato “Generalidad”), mentre non viene concessa l’autonomia alle Province Basche

1933

si svolgono elezioni che danno la maggioranza al centrodestra, cui fa seguito un colpo di forza di Manuel Azana e Largo Caballero, impauriti dalla possibilità di presa del potere di Gil Robles, sull’esempio di Hitler in Germania

1933 – 1935

“biennio nero” : la Spagna è governata dalle destre. Il governo non esita a usare gli aerei per bombardare gli insorti asturiani, anticipando così la tragedia di Guernica

1934

nella Catalogna e nelle Asturie, scoppiano tumulti operai (soprattutto anarchici). Nella Catalogna durano poco, sono invece preoccupanti per il governo centrale, quelli nelle Asturie che vengono soffocati nel sangue con l’impiego di truppe della Legione Straniera di stanza in Marocco, comandate dal generale Francisco Franco Bahamonde. La destra si riorganizza e rialza la testa. A guidare il movimento c’è la “Falange Espanola Tradicionalista y de la Juntas de Ofensiva Nacional Sindacalista”, fondata nel 1933 da Josè Antonio Primo de Rivera, figlio del generale dittatore. Una delegazione antirepubblicana si reca in Italia per avere (cosa che otterrà) l’appoggio del regime fascista di Mussolini (che finanziava già dai primi anni ’30 l’attività politica di Josè Antonio Primo de Rivera).

1935 – 1936

difficoltà di formazione di governi di coalizione

15 gennaio 1936

le formazioni politiche di sinistra decidono di formare un “Fronte Popolare” (sull’esempio di quello francese di Leon Blum). Ne fanno parte : l’Unione Repubblicana, la sinistra Repubblicana di Manuel Azana, i socialisti del Psoe (Partito Socialista Obrero de Espana, con una frazione intransigente che inizialmente si rifiuterà di entrare nel governo), il sindacato socialista Ugt, l’esiguo Pce (Partito comunista spagnolo), i comunisti indipendenti del Poum (Partido Obrero de Unificacion Marxista, anarco-trotzkista e antistalinista, che si muoveva sulle priorità di rivoluzione – resistenza – espropri e direzione militare autogestita), con l’appoggio degli autonomisti galiziani e catalani, dei gruppi liberali e del sindacato Cnt (grande sindacato diretto da anarchici “puri”, all’interno del quale, in Catalogna, operava un gruppo trotzkista che proclamò nel corso del 1936, un numero impressionante di scioperi).

L’anarchismo spagnolo era un movimento con forti caratteristiche anticapitaliste (di tipo millenaristico come rilevato da Hobsbawn), e anticlericali, un movimento che aveva tolto molto spazio al Pce e influenzato il Psoe, e che promosse battaglie insurrezionali all’interno e contro la Repubblica nello stesso momento in cui quest’ultima veniva attaccata dai rivoltosi di Francisco Franco Bahamonde.

I Repubblicani spagnoli più che “massimalisti” erano “giacobini”, come essi stessi si definivano, inclini a imporre le riforme senza che queste avessero la verifica del consenso popolare e dei rapporti di forza politici, con forti tendenze anticlericali (che portarono ad adottare contro la Chiesa misure draconiane, come il divieto totale di insegnamento da parte degli Istituti religiosi, che invece era garantito dalla Costituzione, che ebbero in seguito tragiche conseguenze : più di 7000 religiosi furono uccisi nel corso della guerra civile), e in aperta lotta con i proprietari terrieri piccoli e grandi, con espropri indiscriminati di molti terreni in affitto.

16 febbraio 1936

nelle elezioni il Fronte Popolare ottiene 4.200.000 voti e 276 seggi, il Fronte Nacional 3.800.000 voti e 132 seggi, baschi e indipendenti dispongono di 34 seggi. Viene deposto dalle “Cortes”, Niceto Alcalà Zamora

10 maggio 1936

viene eletto presidente della repubblica Manuel Azana, e capo del governo il repubblicano di sinistra Santiago Casares Quiroga, che si dimostra incapace di governare la difficile situazione. Il problema maggiore è l’ordine pubblico, con continui scontri di piazza, incendi di chiese, violenze ed attentati, scioperi in vaste aree del paese. Situazione che allarma il ceto medio e pesa molto di più degli effetti della riforma agraria e della questione religiosa. Si avvertono gravi segni di rivolta tra i militari tradizionalmente schierati con la monarchia e con la chiesa.

12 luglio 1936

cade assassinato da sicari il tenente delle Guardie di Assalto (Corpo Armato di Pubblica Sicurezza), Josè de Castillo

13 luglio 1936

viene trovato cadavere l’esponente di destra, Josè Calvo Sotelo

17 – 18 luglio 1936

varie guarnigioni si ribellano rispondendo ad una cospirazione manovrata dal comandante della guarnigione delle isole Canarie, generale Francisco Franco Bahamonde, con l’appoggio dei generali Mola e Queipo de Llano. Ha così inizio   la guerra civile spagnola con “l’alzamiento”, una guerra tra spagnoli ma che da subito, coinvolge paesi terzi : i “nazionali falangisti” aiutati dal fascismo italiano e dal nazismo tedesco, i “miliziani repubblicani”, dalle Brigate Internazionali e in parte, sia di tempo che in aiuti concreti, dall’URSS (che esige dai Repubblicani il pagamento immediato e puntuale degli aiuti forniti). Fin dal 17 – 18 luglio 1936, Mussolini ed Hitler inviano aerei per aiutare lo sbarco in Spagna dei reparti dell’esercito e delle truppe marocchine (particolarmente addestrate nelle armi, e feroci in battaglia), di stanza nel Marocco del Nord. L’aiuto diventerà nel tempo massiccio fino a raggiungere circa 60.000 effettivi tra volontari (in particolare inquadrati nelle formazioni di “camicie nere”) e corpi militari regolari, in parte provenienti dalla guerra per la conquista dell’Etiopia (2 ottobre 1935 – 5 maggio 1936). Per i comandi militari italiani la guerra spagnola, nonostante la tenace resistenza repubblicana, fu definita “facile”, per la migliore organizzazione e un armamento più efficace (superiorità aeronautica schiacciante).  

Da subito il governo francese di Leon Blum si astenne dall’aiutare i Repubblicani, mentre quello inglese guidato da Antony Eden, all’apparenza neutrale, appoggiò concretamente i falangisti attraverso il suo sistema finanziario. Si parlò di “embargo morale internazionale”, attuato nei confronti dei repubblicani, da Francia, Inghilterra e USA, che impedì ai repubblicani di acquistare armi e che contribuì a lasciare mano libera all’Italia e alla Germania nell’aiuto ai falangisti. L’abbandono della causa repubblicana spagnola da parte della Francia e dell’Inghilterra , fu una delle cause della sconfitta. Il presidente della Repubblica Manuel Azana, già nel ’36, disse per primo, che “la guerra di Spagna sarebbe diventata la prima battaglia della 2^ guerra mondiale, una guerra che, se vinta da Franco, sarebbe stata anche la prima perduta da Francia ed Inghilterra”. Non gli fu dato retta. L’URSS che in un primo momento sembrò aiutare i repubblicani, in un secondo tempo (1938), si ritirò, quando comprese che Francia e Inghilterra si sarebbero completamente defilate dal conflitto, e maturava a sua protezione, visti anche gli accordi di Monaco (tra Germania, Italia, Francia e Inghilterra), e l’annessione tedesca dell’Austria e dei Sudeti, il patto Molotov – Ribbentropp (1939), che portò alla spartizione della Polonia.

Nelle Brigate Internazionali, pro repubblicani, operarono circa 40.000 volontari provenienti da oltre 50 paesi tra europei, ed extraeuropei. Gli italiani, raggruppati principalmente nella Brigata Garibaldi comandata da Randolfo Pacciardi, commissario politico Pietro Nenni, furono circa 3.350. La presenza italiana tra le forze che difesero la Repubblica  annovera i fratelli Rosselli (Carlo dirà da Radio Londra “Prima in Spagna…e poi in Italia…), Luigi Longo, Giuseppe Di Vittorio, Vittorio Vidali (comandante del celeberrimo 5° Reggimento delle Brigate Internazionali), Nino Nanetti, Giovanni Pesce, e tanti altri. Parteciparono anche eminenti personalità della cultura internazionale : George Orwell (Omaggio alla Catalogna), Ernest Hemingway (Per chi suona la campana), Andrèe Malraux (La speranza), Georges Bernanos (Cimiteri sotto la luna), W. H. Auden (Spagna 1937), Simone Weil, Dos Passos, Koestler, ecc.

Nelle file dei “nazionalisti” partecipò Licio Gelli da Pistoia, che fu ricevuto da Mussolini a Palazzo Venezia e premiato come il più giovane volontario italiano alleato della falange spagnola. Nelle stesse file partecipò anche Edgardo Sogno, monarchico convinto e anticomunista (che parteciperà alla Lotta di Liberazione in una formazione partigiana monarchica , e per questo riceverà la M.O. al Valore Militare, ma che sarà anche protagonista, nei primi anni ’70, di un tentativo di golpe contro le istituzioni della Repubblica Italiana).

22 luglio 1936

proveniente dal Marocco, grazie all’aiuto italo – tedesco, sbarca in territorio spagnolo Francisco Franco Bahamonde alla testa delle truppe “nazionali”

luglio 1936 – maggio 1937

nelle zone controllate dai repubblicani, in cui è più ampio il radicamento anarchico (Aragona e Catalogna), si attuano esperimenti diffusi di autogestione popolare che complicano ancor più la guida politica da parte del governo repubblicano centrale

19 agosto 1936

fucilazione ad opera dei falangisti del poeta Federico Garcia Lorca (1898 – 1936) a Viznar, sorpreso dall’inizio della guerra civile nella città di Granada in mano ai rivoltosi, e arrestato forse a causa della sua parentela con il sindaco socialista e per il suo interesse per la giustizia sociale

settembre 1936

formazione del governo di Largo Caballero, sostenitore di una politica bellica aggressiva

8 – 25 marzo 1937

battaglia di Guadalajara : sconfitta delle truppe franchiste appoggiate da reparti fascisti italiani, da parte delle truppe repubblicane affiancate da combattenti delle Brigate Internazionali, fra i quali c’erano molti italiani

aprile 1937

distruzione della città basca di Guernica da parte dell’aviazione nazista, che può essere definita la prova generale della strategia militare tedesca (aggressività e intimidazione del “nemico”), che troverà concreta attuazione nelle fasi preparatorie e nel corso della seconda Guerra Mondiale

maggio 1937

caduta del governo di Largo Caballero e ridimensionamento della rivoluzione in atto. Formazione del primo governo Negrin sostenuto dai repubblicani, socialisti moderati e comunisti, ma avversato dagli anarchici e dai socialisti di sinistra, con ministro della difesa Indalecio Prieto, sostenitore di una guerra di posizione che stancasse l’avversario e permettesse di giungere ad una pace di compromesso. Governo che entrò presto in crisi per i dissidi interni. Violenti e sanguinosi scontri a Barcellona, capoluogo della Catalogna, tra comunisti in appoggio alla “Generalitat” e alla “Securidad”, e anarchici e membri del Poum, tra il 3 e il 7 maggio. Assassinio dell’anarchico italiano Berneri, in una via di Barcellona, il 5 maggio.

16 giugno 1937

Andreu Nin principale esponente del Poum e ministro della giustizia nel governo della “Generalitat” di Catalogna, viene arrestato insieme ad altri compagni, torturato e ucciso dai comunisti di obbedienza staliniana

giugno – luglio 1937

secondo governo Negrin, questa volta con l’appoggio anche degli anarchici

luglio 1937

inizia la missione di Palmiro Togliatti in Spagna (terminerà nel marzo 1939), inviato dalla Internazionale Comunista guidata politicamente dall’URSS. Prende contatto  con il segretario del Pce, Josè Diaz, e con esponenti di spicco di quel partito, come Dolores Ibarruri, “la pasionaria” della guerra civile spagnola (suo il grido “no pasaran”)

30 gennaio 1938

Francisco Franco Bahamonde assume la carica di capo assoluto dello Stato (a guerra ancora in corso). Definito dai suoi “il caudillo”, “generalissimo”, “l’uomo nuovo della nazione”. O come lo definì il cardinale Gamà, primate di Spagna, in un suo messaggio “degno strumento dei piani provvidenziali di Dio”. Al grido di “arriba Espana”, motto che ebbe grande successo tra i falangisti, Franco si avviava a conquistare le posizioni dei Repubblicani, tra sanguinose battaglie, feroci repressioni e vendette reciproche.

28 febbraio 1938

i falangisti conquistano Teruel e aprono una vasta offensiva spingendosi a Lérida (3 aprile), a Tortosa (18 aprile) e alle foci dell’Ebro. La Spagna Repubblicana si trovò così spezzata in due parti : la Catalogna e la regione madrileno – mediterranea

25 luglio 1938

fortunata offensiva repubblicana, vanificata dalla controffensiva di agosto dei falangisti, mentre la conferenza di Londra affermava il principio del non intervento e il ritiro graduale dei volontari stranieri

23 dicembre 1938

attacco decisivo dei falangisti contro la Catalogna : Barcellona cade il 26 gennaio 1939, e il 10 febbraio l’esercito di Franco raggiunge la frontiera pirenaica con la Francia

28 marzo 1939

cade Madrid

1 aprile 1939

termina la guerra civile con la sconfitta dei repubblicani. Franco, il caudillo, è riconosciuto anche dai governi di Francia e Inghilterra. Si instaura la dittatura fascista (falangista), di Francisco Franco Bahamonde, che durerà fino alla sua morte il 20 novembre 1975 (con la successiva ascesa al trono di Juan Carlos di Borbone, preparata nel tempo dal regime), con la “Falange”, partito unico.

La Spagna alleata delle forze dell’Asse (Germania, Italia, Giappone), non partecipò al secondo conflitto mondiale, anche se non mancò di appoggiare alcune iniziative tedesche in particolare contro l’URSS (inviò sul fronte russo la divisione Azul di “camicie azzurre” falangiste, equivalenti alle “camicie nere” italiane).

LE VITTIME

Le vittime della guerra civile spagnola sono valutate generalmente circa un milione (cifra pubblicata per la prima volta dalla stampa nazionalista nel 1940).

Questa terribile cifra tonda è stata fonte di propaganda sia dei vincitori che dei vinti : i primi sostenendo di avere salvato la Spagna dall’ateismo e dal comunismo, al prezzo di un milione di vite; i secondi sostenendo che Franco è salito al potere passando sopra un milione di cadaveri.

Una cifra che la propaganda del dittatore Franco attribuiva in grande misura alla  stima delle vittime “assassinate dai repubblicani”, indicate in tre – quattrocentomila (mentre recenti studi hanno ridimensionato la cifra a non più di 54.000), che fu  largamente usata per giustificare i massacri a danno dei repubblicani sia nel corso della guerra, che nella feroce repressione contro gli oppositori politici negli anni di dittatura.

Le vittime di guerra nazionaliste, furono circa 110.000, quelle repubblicane circa 175.000. A queste si devono aggiungere le perdite “civili” causate dai bombardamenti aerei e dai cannoneggiamenti delle artiglierie, valutate in 25.000 persone. Un totale approssimativo di circa 380.000 persone. Se a queste si aggiungono le persone che persero la vita in seguito per le conseguenze della guerra (ferite e malattie), o nelle carceri del regime, si arriva ad un totale di 480.000 persone.

Combatterono per i “falangisti” truppe tedesche (presenza massima di 10.000 uomini nell’autunno 1936, con 300 caduti), e truppe italiane (presenza massima di 50.000 uomini verso la metà del 1937, con 6.000 caduti).

Per i “Repubblicani” importante fu l’aiuto delle Brigate Internazionali, per un totale di 40.000 volontari (presenza massima, 18.000 uomini) : 10.000 francesi (3.000 caduti), 5.000 tedeschi ed austriaci (2.000 caduti), 3.350 italiani, 2.800 americani (900 caduti), 2.000 inglesi (500 caduti), il resto provenienti da oltre 50 nazioni di tutto il mondo (3.000 erano di origine ebraica). Esse furono così organizzate :

XI Brigata “Hans Beimler”, ottobre 1936, I° Edgar Andrè (tedeschi), II° Commune de Paris (franco – belgi), III° Dabrowskj (polacchi, ungheresi, jugoslavi)

XII Brigata “Garibaldi”, novembre 1936, I° Thalmann (tedeschi), II° Garibaldi (italiani), III° Andrè Marty (franco – belgi)

XIII Brigata “Dabrowskj”, dicembre 1936, I° Louise Michel (franco – belgi), II° Capaev (balcanici), III° Henry Vuillemin (francesi), IV° Mickiewicz Palafox (polacchi)

XIV Brigata “Marseillaise”, dicembre 1936, I° Nove nazioni, II° Domingo Germinal (giovani anarchici spagnoli), III° Henry Barbusse (francesi), IV° Pierre Brachet (francesi)

XV Brigata, febbraio 1937, I° Dimitrov (jugoslavi), II° inglese, III° Lincoln, Washington, Mackenzie, Papineau (statunitensi – canadesi), IV° 6 Febbraio (francesi)

CL Brigata, giugno – luglio 1937, I° Rakosi (ungherese), II°, III°

CXXIX Brigata, I° Masarik (cecoslovacchi), II° Dajakovic (bulgari), III° Dimitrov (jugoslavi, albanesi)

CXXXVI Brigata, un battaglione internazionale comandato dal colonnello Morandi