COME SI ARRIVA ALLA COSTITUZIONE

DIFENDI LA COSTITUZIONE

1943

Descrizione della situazione prima del 25 luglio.

La disastrosa campagna di Russia (gennaio), la fine dell’avventura in Africa, gli scioperi operai nel triangolo industriale di Torino, Milano e Genova (marzo), lo sbarco in Sicilia degli alleati (luglio).

25 luglio O.d.G. Grandi al Gran Consiglio del Fascismo (votato a larga maggioranza); dimissioni e arresto di Mussolini.

26 luglio primo ministero Badoglio di tipo militare, con poteri assoluti. Il gen. Roatta (capo del SIM nel periodo fascista) e suo collaboratore, emana la circolare che vieta ogni assembramento con l’ordine di sparare contro la folla mirando a colpire come si fa di fronte al nemico in guerra. Fino all’8 settembre si conteranno decine di morti sulle piazze. Iniziano le attività alla luce del sole i partiti politici antifascisti, vissuti in clandestinità per oltre 20 anni messi fuori legge e perseguitati dalla dittatura fascista. I tedeschi invadono l’Italia militarmente.

8 settembre armistizio con gli alleati.

9 settembre nasce con sede a Roma, il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), favorita dall’azione politica di Ivanoe Bonomi (vicino al re, di area socialista, già presidente del Consiglio nel 21/22), e di Meuccio Ruini (area radicale), che riunisce i rappresentanti dei partiti antifascisti, che chiama alla lotta per la libertà e l’indipendenza gli italiani, e per ritrovare il posto che le compete nel consesso delle nazioni libere. Fuga del re a Brindisi, dissoluzione dell’esercito italiano, primi scontri armati con i tedeschi. Il CLN gestisce con saggezza quello che Pietro Calamandrei definisce il “limbo istituzionale” un regime di “vacanza giuridica” vissuta dal popolo italiano “tra due mondi : una legalità già condannata a morte e un legalità desiderata ma non ancora vivente”.

Come emanazione del CLN nasce in clandestinità a Milano il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), con compiti istituzionali nelle zone occupate dai tedeschi e dal neofascismo repubblicano.

13 ottobre l’Italia dichiara guerra alla Germania, da questo momento il governo Badoglio cessa di essere il “governo della circolare Roatta, del compromesso e del doppio gioco costituito dopo il 25 luglio, per diventare un governo nazionale avviato verso la democrazia”.

1944

12 aprile il re Vittorio Emanuele III annuncia di ritirarsi dalla vita politica e di cedere i poteri al figlio nominandolo “Luogotenente Generale”, il giorno in cui le truppe alleate entreranno a Roma.

24 aprile secondo governo Badoglio, con ministri senza portafoglio CroceTogliattiSforzaRodinòMancini, rappresentanti dei partiti antifascisti del CLN (non partecipa il Partito d’Azione per la sua intransigenza verso i Savoia). E’ il primo approccio al ritorno della “politica” nella gestione della cosa pubblica in Italia.

3 giugno viene firmato il “Patto di Roma” che sancisce l’unità delle forze del lavoro nella CGIL, e il loro diritto a partecipare in prima linea alla ricostruzione del Paese.

4 giugno liberazione di Roma da parte degli alleati. viene istituita la “Luogotenenza Generale” con Umberto di Savoia. Il governo guidato da Badoglio rassegna le dimissioni.

9 giugno nasce a Milano per volontà dei dirigenti partigiani e degli antifascisti il CVL (Corpo Volontari della Libertà), con comando unificato con a capo il gen. Raffaele CadornaMario Argenton (PLI), Giovan Maria Stucchi (PSI), Ferruccio Parri (PdA), Luigi Longo (PCI), Enrico Mattei (DC).

10 giugno nasce il primo governo Bonomi a cui partecipano i sei partiti del CLN come ministri senza portafoglio : CiancaCroceDe GasperiRuiniSaragat e Togliatti.

4 luglio istituita la “Consulta” con 430 membri scelti tra le personalità dello stato pre-fascista, dei nuovi partiti, dei reduci e partigiani.

25 giugno il CLN impone ai Savoia il decreto luogotenenziale n° 151, con il quale viene proclamata la “Costituente” per affidare al popolo la scelta istituzionale futura (al termine del conflitto).

Dicembre, nasce il secondo governo Bonomi con rappresentanti della DC, PLI e PCI, escono dal governo il PSI e il Partito d’Azione

1945

1 gennaio con il Paese diviso e martoriato dalla guerra nella lotta del Nord contro l’occupazione nazista e i suoi collaboratori fascisti, il Consiglio dei Ministri dell’Italia del Sud, emana un decreto che riconosce per la prima volta alle donne il diritto di voto.

25 aprile data simbolo per la capitolazione tedesca e fascista in Italia, dopo una sanguinosa battaglia durata 20 mesi condotta dalle formazione Partigiane nei territori occupati e dagli alleati con il contributo del CIL (Corpo Italiano di Liberazione) nel risalire l’Italia.

3 maggio hanno termine le ostilità belliche in Italia con la resa delle truppe tedesche e dei loro alleati fascisti. L’Italia Settentrionale è liberata e si ricongiunge al resto dell’Italia: 46.000 partigiani caduti e 21.000 feriti e mutilati solo nel territorio nazionale hanno suggellato con il loro sacrificio la liberazione del proprio Paese. A questi vanno aggiunti i 30.000 soldati caduti combattendo nei movimenti di liberazione all’estero, i 33.000 militari morti nei lager tedeschi, gli 8.000 deportati politici uccisi dai nazisti nei campi di sterminio, i 10.000 soldati caduti combattendo a fianco degli alleati.

Il contributo dato dalla Resistenza alla liberazione dell’Italia e alla lotta contro il nazismo e il fascismo è un fatto di grande importanza storica, che ha mobilitato centinaia di migliaia di italiani per la difesa dell’indipendenza nazionale, che ha immesso nella storia d’Italia nuovi protagonisti sociali. Nel campo internazionale la Resistenza ha risollevato le sorti dell’Italia, compromesse dal fascismo. Nel campo interno la Resistenza ha avuto come risultato la Costituzione Repubblicana.

8 maggio resa senza condizioni della Germania e fine della II Guerra Mondiale.

21 giugno formazione del governo di Ferruccio Parri con una coalizione dei partiti antifascisti DC, PCI, PSI, DDL, PdA, PLI.

10 dicembre in seguito alle dimissioni di Parri nasce il primo governo De Gasperi, con gli stessi partiti antifascisti.

1946

9 maggio Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio Umberto II.

2 giugno De Gasperi, presidente del Consiglio, partecipa a Parigi ad una seduta della “conferenza di pace”. Constata il poco credito che la “Resistenza Italiana” ha presso le delegazioni dei 21 Paesi presenti, che continuano a pensare all’Italia del 1940 (la fascista e nemica), e non alla “Nuova Italia”.

2 giugno l’intero popolo italiano (le donne per la prima volta) vota per una scelta secca : Repubblica o Monarchia.

Nel referendum istituzionale, vince la Repubblica con 12.717.923 voti contro 10.719.285 ottenuti dalla Monarchia. Interessante il risultato elettorale registrato ad Alzano Lombardo : 9.132 residenti, 5.544 aventi diritto al voto, 5.172 votanti (93,3%), 2.623 voti alla Monarchia (51,3%), 2.4484 per la Repubblica (48,7%).

Viene eletta sempre a suffragio universale l’Assemblea Costituente che deve redigere la nuova Carta Costituzionale, così formata : 207 DC, 115 PSI, 104 PCI, 41 Unione Democratica Italiana, 30 l’Uomo Qualunque, 23 PRI, 6 Blocco Nazionale per la Libertà, 20 formazioni politiche minori. Il voto ad Alzano Lombardo : 2.635 DC (54,1 %), 1.174 PSI, 478 PCI, 89 PRI, 91Partito Monarchico, 137 Uomo Qualunque, 256 a gruppi minori.

Da ricordare che pochi mesi prima del referendum, la maggioranza delle forze politiche che avevano costituito l’asse portante della Resistenza nel CLN, continuavano a pensare che la decisione sull’assetto da dare all’Italia spettasse all’Assemblea degli eletti alla Costituente e non direttamente al voto popolare plebiscitario.

La vittoria della Repubblica indusse una parte importante degli Ufficiali di Marina, Aviazione ed Esercito, di rifiutare il giuramento di fedeltà alla Repubblica stessa, con le conseguenti dimissioni, creando un caso politico discusso dall’Assemblea Costituente nel dicembre 1946 sotto la presidenza di Giuseppe Saragat (dimissionario di lì a poco), già ambasciatore a Parigi dall’ottobre 1944 al febbraio 1946.

La “festa della Repubblica” il 2 giugno, fu decisa subito dopo la sua proclamazione già nel giugno del 1946. Non era però una novità perché gli italiani erano abituati alla “Festa dello Statuto Albertino”, introdotta all’indomani della breccia di Porta Pia (20 settembre 1870), come festività civile, per sottolineare l’importanza che la monarchia sabauda e il ceto politico liberale che governava il Paese attribuivano alla proclamazione dell’Unità dello Stato nazionale. La “Festa dello Statuto” si celebrava la prima domenica di giugno (non in un giorno fisso quindi), in un momento nel quale cerimonie e sfilate militari (in particolare dei bersaglieri), potessero attirare il massimo di attenzione sul fatto nuovo che era avvenuto in Europa : la formazione dell’Unità d’Italia.

13 giugno Umberto II (il re di maggio), parte per l’esilio, De Gasperi assume l’incarico di Capo provvisorio della Stato.

22 giugno il ministro della Giustizia, Togliatti, firma l’amnistia ai condannati per delitti politici e militari : principali beneficiari saranno i fascisti tra i quali molti personaggi imputati di gravi reati.

28 giugno l’Assemblea Costituente, presidente Giuseppe Saragat, elegge Enrico De Nicola, Capo provvisorio dello Stato con 396 voti su 504.

Giugno 1946 – marzo 1947 la fase preparatoria dell’Assemblea Costituente fu delegata ad un gruppo ristretto di 75 membri (presieduto da Meuccio Ruini), con rappresentanza politica proporzionale favorendo la partecipazione dei gruppi politici minori, articolato su tre Sottocommissioni, una per ogni settore di studio : 1^ “Diritti e doveri dei cittadini”, 18 membri, presieduta da Umberto Tupini (DC), 2^ “Organizzazione costituzionale dello Stato”, 36 membri, pres. Umberto Terracini (PCI), 3^ “Lineamenti economici e sociali”, 18 membri, pres. Gustavo Ghidini (PSI). Fu poi costituito un Comitato di Redazione (o dei Diciotto), fra la prima e la terza sottocommissione con individuazione dei relatori che avrebbero formulato la bozza dei singoli articoli di competenza.

Il lavoro fu imponente, la Commissione dei 75 preparò il progetto di Costituzione che l’intera Assemblea Costituente discusse fino all’approvazione definitiva con 453 voti a favore e 62 contrari nel dicembre del 1947.

15 luglio secondo governo De Gasperi, con esponenti DC, PCI, PSI, PRI.

Settembre nei primi giorni di settembre De Gasperi incontra a Parigi l’austriaco Grueber per disinnescare l’aspirazione altoatesina (Sudtirol) all’autodeterminazione finalizzata all’unione con il Tirolo austriaco

1947

3-7 gennaio viaggio di De Gasperi negli USA, viene imposta l’esclusione dal governo del PCI e PSI.

2 febbraio terzo governo De Gasperi (DC, PSI, PCI, Indipendenti, non partecipano il PRI e PSLI uscito dal PSI).

1 maggio strage a Portella della Ginestra di un comizio CGIL ad opera del bandito Giuliano.

31 maggio quarto governo De Gasperi (DC, PLI, Indipendenti, con l’appoggio esterno dell’Uomo Qualunque, nuova formazione di destra), con PCI e PSI all’opposizione.

22 dicembre l’Assemblea Costituente approva il testo definitivo della Costituzione in un’atmosfera di grande unità politica. Le istanze politiche e sociali contenute nella Costituzione rispecchiano i principi che animarono gli uomini della Resistenza : a questi principi ricorrerà negli anni ogni italiano a cui stiano a cuore l’indipendenza nazionale, la libertà e il benessere del suo popolo. Dopo l’approvazione, la proclamazione del voto finale, l’ultimo saluto del presidente Umberto Terracini, fu il ricordo della Resistenza. Erano le 19 del 22 dicembre.

27 dicembre pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la Costituzione della Repubblica Italiana che entrerà in vigore il 1° gennaio 1948.

1948

1 gennaio l’Assemblea Costituente eletta nelle elezioni del 1946, ha dato al Paese il
più alto ed efficiente strumento per la più onesta e corretta regolazione possibile della vita del Paese, nell’interesse di tutti e non per corrispondere interessi di parte : la Costituzione con le sue radici antifasciste basate sui valori di eguaglianza, solidarietà, partecipazione, pace e libertà che la legittima è il risultato più alto consacrato dalla fatica, dai sacrifici e dal dolore di tante generazioni del nostro Paese. Un testo studiato e imitato in tutto il mondo.

Per quanto avvenuto dopo l’entrata in vigore della Costituzione, fino a giungere ai nostri giorni, nella continua contesa tra “conservatorismo” e “riformismo” del testo originale, si può ricorrere ad una breve periodizzazione.

Dal 1948 all’inizio degli anni ’90, la Costituzione è stata alla base della repubblica dei partiti che l’aveva prodotta (arco costituzionale), anche se a partire dagli anni ’70 erano iniziati i primi dibattiti sulle riforme con proposte che vanno dalla “grande riforma” socialista a “proposte velleitarie” delle forze di destra tradizionalmente anticostituzionali, che si richiamavano comunque allo spirito della legge fondamentale. Tutto ciò è radicalmente cambiato dopo la crisi della Repubblica dei partiti (ricordata come prima repubblica), con una vera e propria azione di demolizione dell’intero impianto costituzionale, come annunciato all’indomani della vittoria di Berlusconi, Fini e Bossi nel 1994, in favore di una “seconda repubblica”. E’ iniziata allora la lotta a difesa della Costituzione, inaugurata dall’azione di Giuseppe Dossetti, che ha attraversato gli anni ’90 e buona parte del decennio successivo, fino ad arrivare alla riforma approvata in solitudine dal centrodestra nel 2005, la Costituzione di una parte (praticamente inesistente nel 1948), quella dei vincitori di una tornata di elezioni politiche. Progetto che venne sconfitto nel referendum costituzionale del 25/26 giugno 2006.

Chiuso questo secondo periodo, si è oggi nel terzo nel quale c’è la consapevolezza che una sola parte non può imporre modifiche, che i principi fondamentali devono essere difesi e rispettati, che tuttavia è necessario apportare modifiche alla seconda parte del dettato costituzionale per rendere più funzionale l’organizzazione delle strutture legislative, esecutive e giudiziarie che regolano la vita del nostro Paese. Resta sullo sfondo uno temi sui quali la discussione si è persa per strada cioè la completa attuazione di molti punti fondamentali che la Costituzione Repubblicana indica in modo netto ed inequivocabile.

L’ANPI ha nel suo Statuto costitutivo la finalità di “concorrere alla piena attuazione, nella legge e nel costume, della Costituzione Italiana, frutto della Guerra di Liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli”, impegno ribadito con forza ed autorevolezza nel documento finale del XV Congresso Nazionale svolto a Torino nel 2011.

Costituzione da riformare ?

La risposta è si ! La Costituzione richiede modifiche importanti nelle parti che regolano la funzionalità delle istituzioni con una diminuzione ragionevole dei costi eliminando doppioni rivelatisi ormai inutili, riducendo in modo sensibile i parlamentari nazionali e regionali, riducendo i tempi, disagi e costi per i cittadini relativi all’amministrazione della Giustizia, mantenendo fermi i capisaldi della distribuzione dei poteri, l’autonomia della Giustizia dal potere esecutivo, il ruolo centrale del Parlamento con eletti scelti dalla popolazione, con la conseguente necessità di modificare l’attuale legge elettorale che ha fatto disastri enormi sulla credibilità della politica in generale.