150° anniversario dell’Unità d’Italia
DALLA “GRANDE GUERRA” ALLE LEGGI RAZZIALI 1915 – 1938
Nella 1^ Guerra Mondiale gli italiani hanno combattuto su due fronti : il “fronte esterno”, combattuto contro l’impero austro-ungarico e tedesco dalle forze armate italiane sui fronti di guerra, in cielo, sui mari, e un “fronte interno” che ha coinvolto la popolazione italiana sul territorio nazionale, in particolare il mondo del lavoro, per le misure restrittive imposte dai comandi militari e dal governo contro l’associazionismo operaio e contadino e ogni altra forma di associazione politica e culturale, che avesse al suo interno espressioni di dissenso verso la guerra e di richiesta di migliori condizioni di lavoro e di salario.
Ci fu molto di più: una vera e propria “criminalizzazione del dissenso”. A partire dal 24 maggio 1915, fu instaurato un regime che sottoponeva alla giurisdizione militare tutti i dipendenti delle industrie considerate di interesse strategico (in pratica tutte). L’abbandono del posto di lavoro…veniva equiparato alla diserzione. Vietato quindi lo sciopero.
I moti operai di Milano nel maggio e di Torino nell’agosto del 1917, furono repressi con inaudita violenza. Manifestazioni di malcontento per le precarie condizioni economiche dei lavoratori, venivano considerate un “tradimento della patria”. Analogamente manifestazioni di dissenso dei soldati al fronte per le pessime condizioni di vita nelle trincee, e in molti casi per la discutibile conduzione della guerra dei comandi militari, furono represse con carcere e fucilazioni sul posto.
Dopo Caporetto, il 21 ottobre 1917, seguì la fase più drammatica della guerra. Errori ed impreparazione tecnico/militare dello Stato Maggiore di Cadorna, provocarono l’arretramento del fronte dall’Isonzo al Piave, la caduta in mano austriaca di una quantità ingente di materiale militare posizionato su quel vasto territorio, e la cattura di circa 300.000 prigionieri (sui circa 650.000 presenti nell’area). Invece di fare autocritica, i comandi militari, sostenuti dai capi politici dell’interventismo in guerra, scatenarono una violentissima campagna d’opinione contro i militari fatti prigionieri. D’Annunzio aveva sentenziato: “Chi si rende prigioniero, si può veramente dire che pecca verso la Patria, contro l’Anima, e contro il Cielo”.
Contro i prigionieri “peccatori”, all’inizio del 1918 i Comandi, in perfetto accordo fra regime militare e governo civile, presero una decisione senza precedenti contravvenendo a tutte le convenzioni internazionali sul trattamento dei prigionieri: venne data la disposizione che gli indispensabili rifornimenti alimentari da parte delle famiglie venissero intercettati per non farli giungere a destinazione nei campi di prigionia, come Mauthausen, Theresienstadt, ecc. che diventeranno poi lager nazisti, facendo diventare questi ultimi vere e proprie “città dei morenti”. Le ricerche austriache sul fenomeno documentano come i prigionieri chiedessero increduli il perché di questo abbandono, con lettere strazianti. La propaganda ossessiva condotta nel territorio nazionale sull’opinione pubblica e le famiglie, diede i suoi nefasti effetti: convinse le famiglie dei prigionieri a considerarli dei traditori, decretando la loro condanna definitiva. Un figlio prigioniero a Theresienstadt scrisse al padre: “ Non mi degno più di chiamarvi caro padre avendo ricevuto la vostra lettera… dove lessi… che ho disonorato voi e tutta la famiglia. Perciò d’ora in poi sarò il vostro grande nemico, e non più il vostro Domenico”. E ancora, da un padre al figlio prigioniero a Mauthausen: “Tu mi chiedi il mangiare, ma a un vigliacco come te non mando nulla; se non ti fucilano quelle canaglie di austriaci, ti fucileranno in Italia… Non scrivere più che ci fai un piacere. A morte le canaglie”. Le vittime italiane nei campi di concentramento austriaci furono circa 100.000, un sesto delle perdite subite in tutto il periodo di guerra. Tutto documentato nel libro di Giovanna Procacci ”Soldati e prigionieri italiani nella Grande Guerra”, edito da Editori Riuniti nel 1983 e ripubblicato recentemente da Bollati Boringhieri.
L’equazione “interventista” uguale a “patriottico” e per contro “non interventista” uguale “antipatriottico”, prese piede a tal punto che la “guerra esterna” intrapresa contro gli imperi centrali il 24 maggio 1915, e ufficialmente finita il 3 novembre 1918, continuò virulenta nel “fronte interno”, per la liquidazione dei partiti e delle associazioni non interventiste, colpendo i loro rappresentanti, le loro sedi, i loro mezzi di informazione, ad opera dei gruppi di potere che si erano formati nel corso della guerra: politici e intellettuali interventisti, militari, industriali, agrari.
La riscossa del Piave, nel 1918, fu accompagnata da tante ed importanti promesse fatte dal re e dai governanti ai combattenti: la vittoria avrebbe portato alla spartizione delle terre, una maggiore giustizia sociale, garanzie di lavoro e di sviluppo. Finita la guerra il difficile ritorno ad un’economia di pace convinse i lavoratori e i loro sindacati a rivendicare salari adeguati, rappresentatività contrattuale e maggiore peso nelle decisioni industriali. L’esempio venuto dalla rivoluzione russa animò l’attività sindacale che si scontrò con la chiusura degli industriali e degli agrari a forme partecipate di gestione.
1919
L’occupazione delle fabbriche in quello che fu chiamato “biennio rosso”, 1919/1920, portò ad uno scontro durissimo che fu represso con le serrate, i licenziamenti, la repressione poliziesca, militare e quadristica. Le promesse fatte in periodo di guerra non furono onorate. Ciò alimentò un diffuso malcontento tra gli ex combattenti di cui si fece interprete il nascente fascismo, che animato da iniziali ipotesi rivoluzionarie per il cambiamento, raccolse nelle sue file ufficiali, arditi, capimanipolo, capipopolo, ma anche avventurieri e violenti, disposti a tutto pur di conquistare uno spazio e un ruolo, egemone e di comando sul territorio. Sulla scia di questi avvenimenti, Mussolini all’indomani della fine della Grande Guerra, fonda a Milano i “fasci di combattimento” (23 marzo 1919), annunciati dal suo giornale “Il popolo d’Italia”, il 2 marzo. Il movimento trova fertile terreno in un’economia già votata al “corporativismo” imposto durante la guerra con l’attribuzione di ruoli decisivi ai soggetti sociali protagonisti del processo di industrializzazione (che durante la guerra ebbe sviluppi impressionanti in tutti i settori di nuova tecnologia: industria meccanica, chimica e di produzione di energia, con la coorte di tutte le professioni tecnico/amministrative di supporto). Lo Stato delegava così parti importanti di sua competenza a organizzazioni di interesse privato: gli industriali furono associati ai militari per il coordinamento delle commesse militari e l’assegnazione delle materie prime e le fonti di energia. Il salto di qualità nell’intervento dello Stato nei settori economici e nella mediazione dei conflitti sociali, il riconoscimento delle organizzazioni di interesse e il loro inserimento nei processi decisionali pubblici, rappresentarono un’esperienza nuova ed importante destinata a fornire più di un punto di riferimento al corporativismo fascista. Da questo processo fu escluso in modo significativo l’interesse dei lavoratori, che fu totalmente sottratto alla libera associazione per diventare strumento di inquadramento e ricerca di consenso, controllato dal regime che si stava instaurando. Il consenso in ambiente militare dei “fasci di combattimento, ha una vasta documentazione di riferimento. Per sintesi basta citare il rapporto del sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito, maggiore generale Scipioni, al Comando Supremo, del 5 giugno 1919: “Lo sviluppo della propaganda rivoluzionaria, a Torino ha trovato terreno più facile per la mancanza di reazione attiva che non ad esempio a Milano ove l’opera di Mussolini e dei suoi seguaci serve in sostanza a controbatterla”.
La violenza dei “fasci di combattimento” con il tacito e in molti casi esplicito consenso dei militari, delle autorità civili (prefetti, questori), e il supporto logistico ed economico di industriali e agrari, si sviluppò tumultuosa contro persone e cose con azioni criminali. Il 15 aprile 1919, la prima azione quadristica di fascisti ed arditi: viene devastata la redazione milanese dell’Avanti. In precedenza, il 17 gennaio 1919, don Luigi Sturzo aveva fondato il “Partito Popolare Italiano”, seguito dalla revoca di papa Benedetto XV del “non expedit”, del 1871 di papa Pio IX, che vietava la partecipazione dei cattolici alla vita pubblica italiana. Nel congresso del 14 giugno, Alcide De Gasperi viene eletto presidente. Nel febbraio 1919, la mediazione all’interno del Consiglio Superiore del Lavoro, raggiunge l’accordo sull’orario di 8 ore senza un’ora di sciopero
Nel giugno 1919, inizia una grande ondata di scioperi che si estendono rapidamente a tutta Italia, contro il rincaro del costo della vita. Si verificano saccheggi e assalti ai negozi, espropri diffusi, mobilitazione di braccianti e contadini, scioperi e manifestazioni che continueranno anche nel 1920.
16 novembre, nelle elezioni il PPI ottiene 100 deputati, 156 i socialisti, 235 i liberali, demoliberali, radicali, social riformisti e liste miste, 17 i combattenti , i fascisti nessuno.
1920
Nel febbraio nascono i Consigli di Fabbrica e si intensificano le agitazioni operaie sui problemi del salario e delle condizioni di lavoro. La Fiat il 1° marzo proclama la serrata. In contrapposizione alla Cgdl (Confederazione Generale del Lavoro), e in particolare ai Consigli di Fabbrica, nasce la Confederazione Generale dell’Industria.
24 maggio , scontri a Roma tra studenti nazionalisti e guardie regie, con morti e feriti.
24/25 maggio, il congresso di Milano dei “fasci di combattimento”, mette a punto il programma delle azioni squadristiche: a partire da luglio cominceranno gli attacchi alle sedi socialiste e sindacali. Si parte da Trieste e Venezia Giulia, con attacchi e distruzione di sedi di associazioni slovene e croate, con l’appoggio delle autorità militari italiane da poco insediate.
30 agosto, serrata padronale all’Alfa Romeo. La Fiom replica chiamando all’occupazione delle fabbriche. Il padronato metallurgico proclama la serrata in tutta Italia. Comincia in Piemonte e si estende rapidamente l’occupazione delle fabbriche. Si moltiplicano le azioni squadristiche contro le Camere del Lavoro, le cooperative, le leghe e le sedi socialiste. Autorità militari e di polizia appoggiano gli squadristi, li armano, garantiscono loro completa impunità. Industriali ed agrari li finanziano.
9 settembre, accordo di massima sulle rivendicazioni salariali e sulle funzioni di controllo operaio dei Consigli di Fabbrica.
24 settembre, l’ufficio informazioni dello Stato Maggiore dell’Esercito, emana la Circolare Caleffi che sottolinea “i fasci di combattimento” sono ormai da considerarsi come “forze vive da contrapporre dove necessario agli elementi antinazionali e sovversivi”.
20 ottobre, il ministro della guerra Ivanoe Bonomi, emana una circolare: gli ufficiali in fase di smobilitazione che si fossero iscritti ai “fasci di combattimento” per controllarli e guidarli, avrebbero ricevuto i quattro quinti del loro stipendio. Molti reduci, specialmente quelli provenienti da ranghi degli ex “arditi”, si unirono così alle squadre fasciste. Essi erano orgogliosi della vittoria militare che avevano conquistato, ma si sentivano umiliati per non aver ricevuto dal governo ciò che ritenevano fosse loro “dovuto”. Anche numerosi studenti e giovani avidi di avventura e azione, contrariati dalle crescenti richieste salariali dei lavoratori, contrapposta alla loro crescente miseria e inanità, si unirono alle squadre fasciste, così come numerosi violenti e fannulloni, semicriminali, in particolare delle città del Nord, con Milano in testa,
24 novembre, i fascisti attaccano Bologna mentre si festeggia l’elezione del nuovo sindaco socialista. Dieci morti e oltre cinquanta feriti. Il decesso del consigliere nazionalista avv. Giordani, provoca una violenta campagna di stampa contro i “bolscevichi”, ritenuti responsabili della morte del “patriota”.
20 dicembre, a Ferrara le proteste contro il pestaggio del deputato socialista Niccolai, danno il pretesto ad una violenta contromanifestazione fascista. Un ignoto cecchino spara dalle finestre del castello. Cadono uccisi tre fascisti e un socialista. Si scatena una serie impressionante di azioni squadristiche, aggressioni, pestaggi, uccisioni. Il governo scioglie numerose amministrazioni locali.
1921
21 gennaio, a Livorno nasce il Partito Comunista d’Italia. Si scatena lo squadrismo fascista. Nel primo semestre dell’anno saranno distrutte 17 tipografie e sedi di giornali, 59 case del popolo, 119 Camere del Lavoro, 107 cooperative, 83 leghe contadine, 8 società di mutuo soccorso, 141 sezioni socialiste e comuniste, 100 circoli culturali, 10 biblioteche e teatri popolari, una università popolare, 28 sedi centrali sindacali, 53 circoli ricreativi operai.
3 febbraio, la Camera respinge la mozione socialista contro le violenze fasciste, illustrata da Giacomo Matteotti.
27 febbraio, il Parlamento approva la legge Soleri per l’abolizione del prezzo politico del pane.
23 marzo, un attentato al cinema Diana di Milano provoca 21 morti e duecento feriti . La colpa viene attribuita agli anarchici: è l’occasione per una intensa campagna “anti bolscevica”.
15 maggio, nelle elezioni il blocco nazionale ottiene 265 seggi (ne fanno parte i liberali, nazionalisti, radicali, fascisti con 34 seggi, e altre formazioni), socialisti 123, comunisti 15, PPI 108.
6 luglio, nascono a Roma gli Arditi del Popolo, con l’obiettivo di autodifesa armata delle sedi e delle manifestazioni popolari dagli assalti fascisti. Contro di loro, sarà rapida ed articolata la repressione del governo di Ivanoe Bonomi, succeduto all’ennesimo tentativo di Giolitti di formare un governo stabile.
21 luglio, una squadra di 500 fascisti guidata da Amerigo Dumini (che nel ’24 assassinerà Matteotti), occupa la stazione di Sarzana e viene affrontato da 11 carabinieri che aprono il fuoco. Vengono uccisi 18 fascisti, gli altri fuggono per le campagne inseguiti dalla popolazione.
22 luglio, Mussolini ripropone il patto di pacificazione tra fascisti e socialisti che viene firmato il 2 agosto con la mediazione di Enrico De Nicola.
16 agosto, il congresso dei fasci emiliani e romagnoli respinge il patto di pacificazione. Mussolini e Cesare Rossi si dimettono dalla Commissione esecutiva dei fasci.
27 agosto, il Consiglio nazionale fascista respinge le dimissioni di Mussolini e Cesare Rossi.
6/7 settembre, rastrellamento nelle case degli Arditi del Popolo da parte dei carabinieri
12 settembre, spedizione fascista a Ravenna, tollerata dal prefetto nonostante le proteste del deputato socialista Baldini.
18/19 settembre, conflitto a fuoco a Pisa tra fascisti e Arditi del Popolo.
26 settembre, a Mola di Bari assassinato da studenti fascisti il deputato socialista Giuseppe di Vagno.
27 settembre, a Modena le guardie regie sparano su una colonna di fascisti uccidendo sette persone.
17 ottobre, dodici morti e numerosi feriti in scontri causati da fascisti in Toscana, Umbria, Emilia, Veneto, e nel Cremonese.
7 novembre, il 3° Congresso dei Fasci, costituisce il PNF, Partito Nazionale Fascista. Il programma propone la riduzione delle funzioni dello Stato e del Parlamento e il trasferimento di poteri ai Consigli tecnici nazionali, eletti dalle Corporazioni.
1922
18 gennaio, don Sturzo celebra a Firenze il 3° anniversario del PPI e si compiace del fatto che “il fascismo si sia difeso dalle insidie Giolittiane e dagli abbracci democratici”.
22 gennaio, muore Benedetto XV.
25 gennaio, Luigi Facta, è nominato primo ministro in sostituzione di Ivanoe Bonomi. Sarà l’ultimo governo prima dell’avvento del fascismo.
6 febbraio, Achille Ratti, arcivescovo di Milano, viene eletto papa con il nome di Pio XI.
21 marzo, la Camera vota a favore di una mozione socialista contro le violenze fasciste. Giolitti vota contro.
12 maggio, a Ferrara oltre 40.000 rurali fascisti agli ordini di Italo Balbo, occupano la città, una delle tante prove che preparano la marcia su Roma.
20 maggio, analoga manifestazione si svolge a Rovigo.
3 luglio, gli squadristi pugliesi invadono il municipio di Andria.
5/13 luglio, terrore fascista a Cremona sotto la guida di Farinacci.
12 luglio, gli squadristi romani occupano Viterbo. Attacchi e uccisioni nel Pavese e nel Novarese.
19 luglio, voto di sfiducia contro il governo Facta. Mussolini minaccia: se dalla crisi nascerà un governo antifascista, il fascismo risponderà con l’insurrezione.
6 luglio, nove morti a Ravenna dopo un assalto contro le cooperative e le associazioni repubblicane.
1 agosto, sciopero generale contro le azioni squadristiche fasciste. Mussolini lancia un ultimatum. Se il governo non reagirà, saranno i fascisti a restaurare l’ordine ad ogni costo.
2 agosto, nuova ondata di violenze fasciste in tutto il Nord e il Centro Italia.
3 agosto, squadristi milanesi, mantovani, pavesi e cremonesi, occupano a Milano il comune. La magistratura afferma di non aver elementi per procedere. Dal balcone di palazzo Marino si affaccia D’Annunzio sventolando la bandiera del Timavo (usata nell’avventura di Fiume). La sede dell’Avanti è distrutta. Sei i morti nella giornata.
4/5 agosto, due giorni di scontri a Genova con la distruzione delle tipografie e delle sedi di cooperative.
4/8 agosto, Parma si difende e respinge i fascisti calati da tutta la regione. Otto i morti.
9 agosto, il governo Facta ottiene la fiducia.
13 agosto, il PNF riunito a Milano chiede lo scioglimento della Camera.
21 settembre, Mussolini a Udine espone il programma fascista. Tra l’atro afferma “la violenza è qualche volta morale, e quando è risolutiva di una situazione cancrenosa, è sacrosanta necessità”.
23 ottobre, concentramento a Perugia di diecimila fascisti dell’Umbria.
24 ottobre, concentramento di quarantamila fascisti a Napoli, Viene preannunciata la “marcia su Roma”. Mussolini afferma che la Camera non rappresenta più la voce del Paese. Poi riparte per Milano affidando le operazioni ai quadrunviri Emilio De Bono, Michele Bianchi, Italo Balbo e Cesare Maria De Vecchi, nel quartier generale di Perugia.
27ottobre, i ministri si dimettono. Il primo ministro Facta presenta le sue dimissioni che il re respinge. E’ proclamato lo stato d’assedio nazionale.
28 ottobre, settantamila fascisti marciano su Roma. Il re accetta le dimissioni di Facta e affida l’incarico ad Antonio Salandra. Viene revocato lo stato d’assedio.
29 ottobre, Vittorio Emanuele III incontra Benito Mussolini e gli affida l’incarico di formare il governo. Lo Stato liberal-risorgimentale muore e i suoi epigoni sperano di salvarlo affidandolo senza emozione a un gruppo di banditi. Il capo di questi banditi ha promesso ai “padroni del vapore” i seguenti benefici: abolizione della nominatività dei titoli di Stato, applicazione dell’imposta di ricchezza mobile sui salari e riduzione delle retribuzioni ai dipendenti delle aziende di Stato, divieto di concedere in gestione altre terre incolte alle cooperative, libertà di disdetta dei contratti agrari, soppressione della tassa di successione e dell’imposta sui beni di lusso, scioglimento della Commissione d’inchiesta istituita per indagare sui superprofitti di guerra. Inoltre sfoltimento del personale ferroviario con 36.000 licenziamenti, revisione del personale impiegatizio assunto di ruolo dopo il 1915, abolizione della “Festa del Lavoro”del 1° maggio, abrogazione del monopolio statale delle “assicurazioni sulla vita”, passaggio della rete telefonica ai privati, riduzione dell’imposta sugli amministratori e sui dirigenti delle società commerciali, riduzione dell’imposta sui fabbricati, riduzione della imposta di Ricchezza Mobile anche per i redditi di puro capitale, sblocco dei fitti. E in prospettiva il divieto di sciopero e di organizzazione sindacale diversa dalle corporazioni fasciste.
31 ottobre, Mussolini forma il suo primo governo che comprende anche popolari, liberali, un radicale e due militari.
16 novembre, presentazione alla Camera del nuovo governo. Dal discorso di Mussolini. “Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo, perché ognuno lo sappia, che io sono qui a difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle camicie nere, inserendola intimamente come forza di sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione. Mi sono rifiutato di stravincere e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non vi abbandona dopo la vittoria. Con trecentomila (sic) giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il fascismo. Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli; potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo, ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto. Ho costituito un governo di coalizione, e non già con l’intento di avere una maggioranza parlamentare, della quale posso oggi fare benissimo a meno, ma per raccogliere in aiuto della Nazione boccheggiante quanti, al di sopra delle sfumature dei partiti, la stessa Nazione vogliono salvare…”. Il programma è approvato con 306 voti a favore e 116 contrari.
11 dicembre, istituzione del Gran Consiglio del Fascismo.
18 dicembre, assaltata la Camera del Lavoro di Torino con 22 morti e decine di feriti. La strage di Torino serve come test per misurare l’efficienza di una strategia terroristica in evoluzione con l’esordio della organizzazione segreta OVRA chiamata la “ceka di Mussolini”, destinata a compiere missioni speciali contro le opposizioni, guidata dal famigerato Piero Bradimarte (responsabile del pestaggio di Bruno Buozzi e dell’attentato al dirigente comunista Mario Montagnana). Le squadre fasciste entrano in azione il 18 dicembre e per tre giorni tengono in pugno la città mentre la questura tiene inattive nelle caserme le guardie regie. I fascisti assaltano ed incendiano la camera del Lavoro, il circolo ferrovieri, il circolo Carlo Marx. Devastano la redazione di “Ordine Nuovo” di Gramsci, danno la caccia agli antifascisti per le strade di Torino, li uccidono a pugnalate.
23 dicembre, decreto di amnistia per i reati politici e militari.
28 dicembre, comincia il vero “colpo di stato”. Il governo emana un decreto che scioglie la Guardia Regia (che in varie occasioni aveva manifestato ostilità al fascismo), e vieta ogni formazione con caratteristiche militari. Contemporaneamente Mussolini crea la “Milizia Volontaria per la salvezza nazionale” che sarà ufficializzata con decreto legge ai primi di gennaio 1923. Seguono ammutinamenti e scontri con morti e feriti tra guardie regie congedate e squadre fasciste, carabinieri e reparti dell’esercito. Fatti che vengono censurati e poi dimenticati.
1923
19 gennaio, Mussolini incontra segretamente il cardinale Gasparri per ottenere l’appoggio del Vaticano e del Banco di Roma. L’istituto di credito è in difficoltà ma Mussolini promette di salvarlo, se farà le debite aperture al fascismo.
23/27 gennaio, spedizione punitiva degli squadristi fascisti a La Spezia con sei antifascisti uccisi.
25 gennaio, licenziati 36.000 ferrovieri per scarso rendimento. In realtà per rappresaglia contro la loro partecipazione allo sciopero antifascista dell’agosto 1922.
2 febbraio. Viene arrestato a Torino, Piero Gobetti, rilasciato dopo alcuni giorni su pressione di Benedetto Croce.
3 febbraio, assalto al Palazzo di Giustizia di Livorno. Picchiato ed espulso dalla città il deputato socialista Giuseppe Emanuele Modigliani. A Roma vengono arrestati Amedeo Bordiga e successivamente altri 252 comunisti. Dalla fine dell’anno ne erano stati arrestati 2.235. Il giornale della federazione giovanile comunista “L’avanguardia”, viene chiuso.
8 febbraio, privatizzazione della Compagnia Statale dei telefoni. Allo Stato restano solo le telefonate a lunga distanza.
13 febbraio, il Gran Consiglio decide l’incompatibilità tra appartenenza al Partito fascista e l’appartenenza alla massoneria. Fusione tra il PNF e l’Associazione Nazionalistica.
10 marzo, riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore con riduzione del salario medio del 10%.
15 marzo, il Gran Consiglio vara l’O. d. G. Rossoni/Farinacci, per la istituzione delle Corporazioni sindacali che inquadrino insieme in organizzazioni di categoria (metallurgici, chimici, edili, ecc.), funzionari, impiegati tecnici e operai.
20 marzo, viene abolito il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita.
31 marzo, a Milano viene arrestato Ruggero Grieco. Unico leader comunista in libertà in Italia, resta Umberto Terracini.
12/13 aprile, il congresso del Partito Popolare Italiano vota l’autonomia d’azione contro le pressioni vaticane che vorrebbero l’alleanza con i fascisti.
17 marzo, Mussolini convoca i rappresentanti del PPI al governo e ne chiede le dimissioni.
19 aprile, soppressione della festività del 1° maggio, sostituita con il 21 aprile, Natale di Roma.
23 aprile, il PPI lascia ufficialmente il governo. Nei giorni successivi squadracce fasciste imperversano contro organizzazioni cattoliche.
24 aprile, il PPI si spacca e la destra forma il Partito Nazionale Popolare il cui segretario Egiberto Martire si fa subito ricevere da Mussolini.
25 aprile, il Gran Consiglio indica la modifica del sistema elettorale in senso maggioritario come “inderogabile necessità”.
27 aprile, approvata la riforma della scuola di Giovanni Gentile che istituendo l’esame di stato, parifica le scuole private alle pubbliche e sposta i rapporti di forza a favore delle scuole confessionali. Introduce inoltre l’insegnamento della religione cattolica nella scuola
15 maggio, il Consiglio Nazionale dei popolari conferma la segreteria Sturzo che si professa contro l’annunciata riforma elettorale maggioritaria.
19 maggio, De Gasperi incontra Mussolini e dichiara di non rifiutare a priori la riforma elettorale.
2 giugno, Giovanni Gentile si iscrive al PNF.
9 giugno, presentazione della riforma elettorale di Giacomo Acerbo che prevede un premio di maggioranza dei 2/3 alla lista che otterrà nel “collegio unico nazionale” il maggior numero voti (almeno il 25%). Il restante terzo sarà distribuito con la proporzionale agli altri partiti.
10 luglio, su pressioni del Vaticano don Sturzo lascia la segreteria del PPI, sostituito dal triunvirato di Giulio Rodinò (presidente), Giovanni Gronchi (segretario), e Giuseppe Spataro (vice segretario). Inizia la discussione sulla legge Acerbo, Giolitti, Salandra e Orlando sono favorevoli.
12 giugno, prime limitazioni della libertà di stampa.
15 giugno, “Il lavoratore”, giornale comunista di Trieste è chiuso per ordine del prefetto.
21 giugno, la legge Acerbo è approvata con 223 voti favorevoli e 123 contrari.
24 agosto, nel corso delle aggressioni contro le organizzazioni cattoliche contrarie alla legge Acerbo, i fascisti uccidono don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta (FE).
15 ottobre, il Gran Consiglio del fascismo su proposta di Federzoni, ripresa da uno schema base dettato da Mussolini, stabilisce la propria preminenza su qualsiasi altro organo del partito.
18 ottobre, al processo, Amedeo Bordiga, Ruggero Grieco, e Bruno Fortichiari, vengono assolti.
12 novembre, il Gran Consiglio riconosce la Federazione Italiana dei sindacati agricoli fondata nel 1922 dagli organi fascisti.
14 novembre, la legge Acerbo è approvata dal Senato (165 a favore, 41 contrari). Viene firmato il patto d’azione tra il PNF e alcune associazioni combattentistiche.
29 novembre, l’abitazione di Francesco Saverio Nitti è devastata da una folla di squadristi. Le autorità non intervengono.
10 dicembre, a Milano assalto al giornale socialista “La Giustizia”, e distruzione della tipografia Zerboni.
12 dicembre, sospese per motivi di ordine pubblico le pubblicazioni di una decina di giornali tra cui “Lo stato operaio”.
19 dicembre, con il patrocinio di Mussolini si stabilisce un accordo per contatti permanenti tra le corporazioni fasciste e la Confindustria per “armonizzare la propria azione con le direttive del Governo nazionale”.
26 dicembre, a Roma assalito a bastonate Giovanni Amendola, direttore del “Mondo” e leader dell’opposizione democratica.
1924
25 gennaio, decreto di scioglimento della Camera.
29 gennaio, le gerarchie fasciste si riuniscono per discutere le candidature elettorali. Vengono inserite nel “listone” anche esponenti della vecchia democrazia liberale come Salandra, Orlando, De Nicola, e fuoriusciti dal PPI. Giolitti formerà invece una lista “parallela” in Piemonte.
8 febbraio, si ristabiliscono le relazioni diplomatiche con l’URSS.
12 febbraio, esce a Milano il primo numero de l’Unità.
20 febbraio, l’associazione degli agrari fascisti, FISA, si fonde con la Confagricoltura.
28 febbraio, a Reggio Emilia i fascisti uccidono il deputato massimalista, Antonio Piccinini.
3 aprile, De Nicola ritira la sua candidatura alle elezioni.
6 aprile, in un clima di violenze ed irregolarità si svolgono le elezioni. I fascisti ottengono 356 deputati più 9 nelle liste collegate. Alle opposizioni vanno 161 deputati. Durante le elezioni la Milizia del partito fascista presta servizio all’interno dei seggi elettorali e si ripete la solita storia di violenze e uccisioni. I principali organi di informazione d’opposizione erano stati sottoposti durante tutta la campagna elettorale ad una serie sistematica di intimidazioni, subendo gravi perdite in seguito ad assalti armati e a incendi.
30 maggio, Giacomo Matteotti denuncia in Parlamento i brogli e le irregolarità della campagna elettorale e chiede l’invalidazione delle elezioni.
6 giugno, Giovanni Amendola ribadisce le accuse di Matteotti.
10 giugno, Giacomo Matteotti viene ucciso da Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Amleto Poveromo e Augusto Malacria, che utilizzano l’auto del direttore del “Corriere Italiano”, Filippo Filippelli.
25 giugno, Camera e Senato confermano la fiducia a Mussolini.
27 giugno, l’assemblea dei partiti di opposizione si riunisce a Montecitorio per commemorare Matteotti. Approvano una mozione in cui si impegnano a non partecipare più ai lavori del Parlamento fino a quando non ci sarà un governo che ripristini la legalità. E’ il cosi detto “Aventino”.
8 luglio, il Consiglio dei Ministri approva un decreto restrittivo della libertà di stampa, con esecuzione immediata.
1 agosto, la Milizia fascista entra a far parte delle Forze Armate, ma dipende dal Presidente del Consiglio, non dal Ministro della Guerra.
16 agosto, il cadavere di Matteotti è rinvenuto nella macchia della Quartarella, presso la via Flaminia.
27 agosto, su proposta di Costanzo Ciano, si unificano le società radiofoniche nell’Unione Radiofonica Italiana, destinata ad avere il monopolio dei servizi diffusi via etere.
5 settembre, a Torino i fascisti aggrediscono Piero Gobetti.
17 settembre, Luigi Pirandello aderisce al fascismo come “umile e obbediente gregario”.
6 ottobre, iniziano le radiotrasmissioni dell’URI, Unione Radiofonica Italiana.
15 ottobre, i partiti dell’Aventino bocciano la proposta del Partito Comunista di dar vita a un antiparlamento.
22 ottobre, Italo Balbo sostituisce Emilio De Bono alla guida della Milizia.
25 ottobre, don Sturzo parte per l’esilio londinese che durerà 22 anni.
12 novembre, riaprono le Camere. I comunisti abbandonano l’Aventino e Luigi Repossi si presenta solo in aula a leggere una dichiarazione contro il regime. L’intero gruppo comunista riprenderà il suo posto in Parlamento il 26 novembre.
15 novembre, Giovanni Giolitti passa all’opposizione per gli attacchi del governo alla libertà di stampa.
20 dicembre, Mussolini annuncia una trasformazione delle leggi elettorali e minaccia lo scioglimento della Camera.
27 dicembre, Giovanni Amendola pubblica sul “Mondo” stralci di un memoriale di Cesare Rossi da cui appare la diretta responsabilità di Mussolini nel delitto Matteotti.
31 dicembre, in ogni parte d’Italia vengono sequestrati giornali dell’opposizione. Nello stesso giorno c’è il pronunciamento di 33 consoli della milizia che chiedono a Mussolini di mettere a tacere le opposizioni.
1925
3 gennaio, discorso di Mussolini alla Camera che si assume la piena responsabilità di quanto è avvenuto durante il suo governo. Si dichiara pronto a scatenare un nuovo squadrismo per distruggere definitivamente ogni forma di opposizione. Quattro ministri si dimettono, i liberali Casati e Sarrocchi e i fascisti Oviglio e De Stefani.
4 gennaio, disposizione ai prefetti per ricondurre all’obbedienza tutti i dirigenti del partito fascista. Vietata qualsiasi manifestazione pubblica. Vengono date precise direttive per lo scioglimento immediato di associazioni ritenute sovversive.
6 gennaio, al posto di Oviglio diventa ministro della giustizia Alfredo Rocco.
8 gennaio, con un manifesto l’Aventino conferma l’opposizione morale al fascismo.
12 gennaio, disegno di legge che vieta le associazioni segrete, provvedimento contestato da Antonio Gramsci nel suo primo ed unico discorso alla camera, perché “pretesto per stritolare legalmente le associazioni che si oppongono al potere fascista”. Nell’occasione Gramsci contestò il significato rivoluzionario del fascismo: “Rivoluzione è solo quella che porta al potere una nuova classe dirigente. Il fascismo non si basa su nessuna classe che non fosse già al potere. La rivoluzione fascista è solo sostituzione di personale amministrativo”.
12 febbraio, Farinacci viene nominato segretario generale del PNF. Inizia i lavori la commissione mista per la riforma della legislazione ecclesiastica
18 febbraio, Giovanni Gentile fonda l’Istituto Treccani per l’Enciclopedia Italiana.
2 marzo, vengono sospesi i vertici dell’Associazione Nazionale Combattenti, per la loro posizione indipendente nei confronti del fascismo.
21 aprile, manifesto degli intellettuali fascisti redatto da Giovanni Gentile, che giustifica fini e metodi del fascismo. Si introduce un frasario pomposo che caratterizzerà la propaganda fascista fino alla caduta del regime. Sul piano lessicale assumono particolare importanza i sostantivi di origine romana, che si ritrovano nei termini base “fascio-littorio” e “duce” e poi in tutta la terminologia di specifica derivazione militare “manipolo”, “falange”, “coorte”, “centurione”, “legioni”, “gesta”, “gladio”, “labari”, “seniore”, “console” oltre s’intende “urbe”, “impero”, ecc. usati anche in senso traslato. Il rilievo retorico conferito alla lingua dall’uso permanente di queste parole viene ulteriormente accentuato dall’impiego costante di altre parole di uso più comune, cui la frequenza e la stessa intenzione attribuiscono però una vibrazione di nuovo genere. Tali sono ad esempio “stirpe”, “genio”, “gloria”, “vittoria”, “trionfo”, “patria”, “battaglia”, “eroi”, “disciplina”, “fede”, “rivoluzione”, “spirito”, “sacrificio”, “dedizione”, “cuore”, “martire”, “civiltà”, tutte chiamate a indicare fatti e cose di parte fascista. Ma altrettanto stereotipata è la terminologia riservata agli avversari politici, per i quali tuttavia si passa, con gli anni, dalle vecchie e classiche ingiurie : “rinnegati”, “disertori”, “mestatori”, “traditori”, “sovversivi”, “vili”, ecc. ai neologismi, “pennivendoli”, “panciafichisti” , “demoplutogiudaici”, ecc. Dalle parole base dello stile fascista derivano locuzioni fisse quali “ora del destino”, “sacri diritti”, “genio della stirpe”, “suolo della Patria”, “spirito di sacrificio”, “spirito mussoliniano”, “colli fatali”, “gesta gloriose”, “i gagliardetti garriscono”, “le vie sono pavesate”, “la gioventù è fiera” o “balda”, “il popola fa ala”, “il duce è fatto segno”, ecc., in una variazione fortissima entro termini ristretti, onde nasce una caratterizzazione molto intensa. E questo basti per non dilungarci e cadere nel ridicolo, sulle espressione usate per descrivere e magnificare la persona di Mussolini.
1 maggio, al manifesto risponde Benedetto Croce che ricorda agli intellettuali fascisti che “varcare i limiti imposti dal proprio ruolo, contaminare politica e letteratura, politica e scienza, è un errore, che, quando poi si faccia, come in questo caso, per patrocinare deplorevoli violenze e prepotenze e la soppressione della libertà, non può dirsi un errore generoso. Chiamare contrasto di religione l’odio e il rancore ai componenti degli altri partiti il carattere d’italiani e li ingiuria stranieri, e in quest’atto stesso si pone esso stesso agli occhi di quelli come straniero e oppressore, e introduce così nella vita della Patria i sentimenti e gli abiti che sono propri di altri conflitti; nobilitare col nome di religione il sospetto e l’animosità sparsi dappertutto, che hanno tolto perfino ai giovani dell’università l’antica e fidente fratellanza nei comuni e giovani ideali, e li tengono gli uni contro gli altri in sembianze ostili, è cosa che suona, a dir il vero, come una assai lugubre facezia…La presente lotta politica in Italia varrà, per ragioni di contrasto, a ravvivare e a fare intendere in modo più profondo e più concreto al nostro popolo il pregio degli ordinamenti e dei metodi liberali, e a farli amare con più consapevolezza. E forse un giorno, guardando serenamente al passato, si giudicherà che la prova che ora sosteniamo, aspra e dolorosa a noi, era uno stadio che l’Italia doveva percorrere per rinvigorire la sua vita nazionale, per compiere la sua educazione politica, per sentire in modo più severo i suoi doveri di popolo civile”.
1 giugno, la banca Morgan di New York, concede all’Italia un prestito di 50 milioni di dollari.
19 giugno, la Camera approva una legge per l’epurazione della burocrazia da funzionari che non diano piena garanzia al regime.
20 luglio, Giovanni Amendola viene aggredito a Serravalle Pistoiese. Le ferite lo porteranno alla morte nel 1926.
24 luglio, “la battaglia del grano”, comincia con il ripristino del dazio sul raccolto.
18 agosto, la Fiat firma un accordo con la Commissione Interna per un aumento salariale. Subito i fascisti costringono i membri della commissione interna a dimettersi.
29 settembre, la “Stampa” di Torino è sospesa dal prefetto fino al 9 novembre.
2 ottobre, accordo tra Confindustria e corporazioni fasciste: solo queste due entità possono trattare questioni di lavoro. Le commissioni interne sono sciolte.
5 ottobre, il Gran Consiglio impone a Farinacci di smobilitare gli squadristi dopo che da alcuni giorni stanno compiendo continui attacchi in Toscana.
8 ottobre, progetto di legge che fa scomparire la figura del sindaco elettivo, sostituito da un podestà di nomina prefettizia.
3 novembre, cessa la pubblicazione, dopo continui sequestri, il “Popolo” organo del PPI.
4 novembre, il Partito Socialista Unitario è sciolto. Il suo giornale “La giustizia” sospeso. I componenti del PSU danno vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani. Vengono chiuse tutte le logge massoniche che fanno capo a Palazzo Giustiniani e viene messa “sotto tutela”, quella di Piazza del Gesù.
8 novembre, il prefetto di Milano sospende “l’Avanti” e “l’Unità”.
10 novembre, il prefetto di Torino, sospende “La rivoluzione liberale” di Piero Gobetti.
12 novembre, la Confindustria accetta di essere definita “fascista”, e un suo membro è integrato nel Gran Consiglio del fascismo.
14 novembre, la banca Morgan accorda al governo italiano un prestito di 100 milioni di dollari.
27 novembre, imposto alle amministrazioni pubbliche il saluto fascista romano.
28 novembre, i fratelli Albertini lasciano la proprietà e la direzione del “Corriere della Sera”. Con loro cessano ogni collaborazione Luigi Einaudi, Carlo Sforza, e altri prestigiosi intellettuali.
1 dicembre, rinviati a giudizio gli esecutori materiali del delitto Matteotti.
24 dicembre, legge sulle prerogative del capo del governo: non è più responsabile di fronte al Parlamento ma solo di fronte al re, l’unico che può dimetterlo. Può emanare norme giuridiche senza chiedere l’approvazione del Parlamento. Può nominare e revocare i ministri.
31 dicembre, nuova legge sulla stampa che prevede un direttore responsabile riconosciuto dalla Stato. Molti giornali sospendono immediatamente le pubblicazioni.
1926
4 febbraio, entra in vigore la riforma delle amministrazioni locali: il podestà di nomina prefettizia sostituisce gli organismi elettivi.
16 febbraio, Piero Gobetti muore a Parigi minato dalle percosse e dalle ferite subite nell’aggressione del settembre 1924.
16/24 marzo, Dumini, Volpi, Poveromo, sono condannati a 5 anni, 11 mesi e 4 giorni per il delitto Matteotti. Viola e Malacria sono assolti.
3 aprile, legge sull’organizzazione sindacale: vietati gli scioperi e le agitazioni. Confindustria e Corporazioni sono riconosciute come le sole parti sociali. Pressioni del Governo sugli imprenditori perché non diano lavoro a chi non ha la tessere fascista. “Proprietari terrieri e datori di lavoro non debbono occupare lavoratori che non siano soci delle unioni fasciste e debbono insistere presso i loro prestatori d’opera perché abbiano la tessera fascista. Chi non lo farà sarà denunciato alle autorità superiori del partito fascista e incorrerà in rigorosi provvedimenti. Nessuno trascuri di dare questa prova di disciplina richiesta dal duce del fascismo”. E’ istituita la magistratura del lavoro. Il Gran Consiglio istituisce l’opera nazionale Balilla.
7 aprile, muore a Cannes Giovanni Amendola per i postumi dell’aggressione di luglio 1925.
3 maggio, costituzione del ministero delle corporazioni.
1 luglio, entra in vigore la legge sindacale.
6 agosto, si avviano i colloqui preliminari tra Stato e Chiesa per giungere al concordato.
7 settembre, il sistema bancario viene posto sotto controllo della Banca d’Italia.
19 settembre, Mussolini ottiene dalla Francia restrizioni nei confronti dei fuoriusciti politici italiani.
8 ottobre, nuovo statuto del PNF. Viene abolita ogni elezione interna. La cariche direttive avverranno per cooptazione dall’alto. Viene istituito il “foglio d’ordini” con le direttive per gli iscritti.
12 ottobre, Mussolini assume il comando della Milizia.
31 ottobre, ennesimo attentato contro Mussolini che resta illeso. Il quindicenne Anto Zaniboni, viene linciato a morte.
1 novembre, si scatena la violenza quadristica. A Genova viene incendiata la redazione del “Lavoro”, a Napoli è assaltata la casa di Benedetto Croce, in Lunigiana quella di Carlo Sforza. A Cagliari aggressione a Emilio Lussu che uccide uno degli assalitori e viene subito arrestato. Devastazioni e violenze a numerose sedi cattoliche del Veneto. “Il mondo”, “Il risorgimento”, “La voce repubblicana”, subiscono la revoca delle licenze. Sono sospesi decine di giornali: Avanti, Unità, Stampa, Gazzettino, Corriere della Sera. Il Consiglio dei Ministri approva i provvedimenti “per la sicurezza della stato”: sono sciolti tutti i partiti e le associazioni che si oppongono al fascismo. E’ istituito il confino di polizia, si introduce la pena di morte per gli attentati al re e al duce, viene istituito il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato composto da consoli della milizia, sono revisionati o annullati i passaporti per l’estero. Mussolini, che afferma “queste misure sono utili per virilizzare gli italiani”, fa dimettere il ministro degli interni Federzoni e assume ad interim il dicastero.
8 novembre, arresto di Antonio Gramsci con l’intero gruppo parlamentare comunista.
9 novembre, i deputati antifascisti sono dichiarati decaduti dalla carica.
18 novembre, Gramsci è confinato a Ustica.
20 novembre, espatriano Claudio Treves e Giuseppe Saragat.
22 novembre, Nenni fugge a Parigi.
12 dicembre, Filippo Turati lascia L’Italia per la Corsica aiutato da Carlo Rosselli, Ferruccio Parri, Sandro Pertini e altri. Rientrando in Italia, Parri e Rosselli sono arrestati.
30 dicembre, il fascio littorio è dichiarato emblema di Stato.
1927
1 gennaio, esce il primo numero in formato ridotto de l’Unità.
4 gennaio, insediamento del Tribunale speciale per la difesa dello Stato. La Confederazione Generale del Lavoro, perso ogni riconoscimento, si auto scioglie.
6 gennaio, il nuovo ordinamento giuridico del pubblico impiego prevede l’epurazione (licenziamento), per chi si ponga contro le direttive del governo.
9 gennaio, sono sciolte le organizzazioni giovanili non fasciste. Si salvano i giovani esploratori cattolici se adotteranno il gagliardetto dei Balilla.
15 gennaio, incontro Mussolini-Churchill, la Gran Bretagna mostra grande fiducia nel nuovo regime.
13 febbraio, istituzione dell’imposta sui celibi. Mussolini dice che “la tassa serve per dare una frustata demografica alla nazione”.
2 marzo, le società sportive sono raccolte in trentadue federazioni nazionali sottoposte all’autorità del Coni e poste alle dipendenze del partito fascista.
19 marzo, arrestato Alcide De Gasperi accusato di espatrio clandestino. Condannato a 4 anni sconterà sedici mesi, grazie all’intervento del Vaticano.
25 marzo, il ministro dell’istruzione, Pietro Fedele, annuncia il suo programma di “fascistizzare la scuola”.
22 aprile, approvato dal Gran Consiglio la “Carta del Lavoro”, che conferma il divieto di sciopero. Ma le agitazioni si moltiplicano, soprattutto agitazioni femminili.
5 maggio, il governo attiva una riduzione salariale del 10% ai dipendenti pubblici.
24 maggio, l’industria tessile annuncia la riduzione salariale del 10%.
26 maggio, in un discorso alla Camera Mussolini afferma l’inutilità delle opposizioni per la buona salute del regime politico fascista.
28 giugno, sciopero di 10.000 mondine contro la riduzione del salario. Lo sciopero dura fino al 3 luglio. Scioperi e fermate diffuse sul territorio nazionale con arresti.
3 ottobre, su proposta del PNF e l’approvazione dei sindacati fascisti e delle associazioni padronali, si stabilisce una nuova riduzione dei salari del 10%.
10 novembre, il Gran Consiglio affida ad Alfredo Rocco l’elaborazione di una nuova riforma elettorale. Il diritto di voto sarà solo per “gli elementi utili e attivi della nazione”.
17 novembre, riforma del sistema radiofonico. Dall’inizio del 1928 l’URI diventa EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche”, sotto stretta sorveglianza del regime.
18 dicembre, il nuovo direttore del Corriere della Sera, Marco Maffii, licenzia 36 redattori e collaboratori, per procedere a una piena fascistizzazione del quotidiano.
1928
7 febbraio, il Gran Consiglio decide di diventare organo dello Stato, e affida l’elaborazione dell’apposita legge ad Alfredo Rocco.
16 marzo, la camera approva la riforma della rappresentanza politica, per cui i candidati al Parlamento saranno designati dal Gran Consiglio su indicazione delle corporazioni e delle associazioni degli industriali. Gli elettori diranno si o no alla lista nel suo insieme. La legge sarà promulgata il 17 maggio.
28 maggio, inizia il processo ad Antonio Gramsci e ad altri esponenti comunisti.
4 giugno, si conclude il processo. Il PM Isgrò afferma, riferendosi a Gramsci, “Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare”. Terracini è condannato a 22 anni e 9 mesi, Gramsci, Scoccimarro e Roveda a 20 anni e 4 mesi, altri a pene variabili dai 15 ai 18 anni, per un totale di 308 anni di carcere.
14 giugno, legge per l’incremento demografico: esenzioni e agevolazioni tributarie alle famiglie numerose, cioè con almeno 10 figli (7 per gli impiegati statali).
17 luglio, a Cavour (TO), muore Giovanni Giolitti.
25 luglio, anche per le province non si vota più. I Consigli sono sostituiti da un rettorato con a capo un preside e un vice nominati dal re. Il Consiglio sarà formato da rappresentanti locali del partito fascista.
11 settembre, Mussolini nomina Pietro Badoglio governatore della Cirenaica e Tripolitania.
24 settembre, nuove misure contro il celibato e le coppie senza figli che nei concorsi saranno scavalcati dalle famiglie numerose.
10 ottobre, Mussolini incontra i direttori di quotidiani e afferma: “La stampa può svolgere critica, controllo, propulsione, ma solo nell’ambito delle leggi del regime”.
18 ottobre, prima condanna a morte del Tribunale speciale.
1 dicembre, contro l’eccessivo affollamento delle grandi città si vara un progetto di legge che prevede restrizioni alle libertà di domicilio e circolazione delle persone. Nel corso dell’anno si registrano agitazioni di operaie in vaie parti d’Italia settentrionale, con arresti, processi, intimidazioni.
1929
1 febbraio, i maestri della scuola elementare devono prestare giuramento di fedeltà al regime fascista.
11 febbraio, a Roma, firma dei “Patti Lateranensi”, che pongono fine alla “questione romana” e ristabiliscono la conciliazione tra lo Stato Italiano e il Vaticano.
13 marzo, l’Azione Cattolica invita i propri aderenti ad andare a votare nel plebiscito fascista: la Camera che sarà eletta dovrà approvare i Patti Lateranensi.
24 marzo, si svolge il plebiscito: La polizia vigila a che tutti vadano a votare e scheda chi non lo fa. Vota il 90% egli aventi diritto, i si sono il 98,4%, i no l’1,6%. Annullati 8209 voti.
25 maggio, i Patti Lateranensi vengono approvati con 306 voti a favore.
20 luglio, sequestrata “Civiltà Cattolica” per un articolo sul Concordato sgradevole a Mussolini.
23 luglio, si impone l’uso dell’italiano nella provincia germanofona di Bolzano.
12 settembre, rimpasto del governo. Mussolini abbandona sette degli otto ministeri che deteneva ad interim e mantiene quello degli interni. Alla giustizia va Alfredo Rocco.
17 settembre, Cesare Rossi, ex capo ufficio stampa del Gran Consiglio, condannato a 30 anni di carcere per un memoriale in cui accusava Mussolini del delitto Matteotti.
3 ottobre, la Cgdl clandestina invita i propri aderenti ad entrare nelle organizzazioni sindacali fasciste per mantenere il contatto con i lavoratori.
30 novembre, il Tribunale speciale condanna Sandro Pertini a 11 anni di carcere, per avere “diffamato il regime all’estero”.
19 dicembre, il Gran Consiglio viene ridimensionato e ridotto a semplice strumento di potere personale di Mussolini.
20 dicembre, nuovo statuto del PNF, che lo intreccia pienamente con le strutture dello Stato.
1930
10 gennaio, l’ufficio politico del PCdI discute e decide di riportare la direzione del partito in Italia operando in clandestinità. La responsabilità è affidata a Camilla Ravera..
1 marzo, il generale Rodolfo Graziani è nominato vice governatore della Cirenaica, con l’incarico di liquidare (cioè sterminare), i patrioti libici guidati da Omar Al Muktar.
28 marzo, i rettori delle università, i presidi di facoltà, e quelli di scuola media, dovranno essere scelti tra i fascisti iscritti al partito da almeno cinque anni.
10 aprile, a Milano è inaugurata la scuola di “mistica fascista”.
1 maggio, è celebrato illegalmente in varie parti d’Italia, con arresti e intimidazione dei fascisti.
10 luglio, Camilla Ravera e altri membri del PCdI, sono arrestati e condannati, ad ottobre, a pene variabili da 10 a 15 anni di carcere.
30 ottobre, arrestati a Milano i dirigenti di Giustizia e Libertà, Riccardo Bauer, Ernesto Rossi, e Ferruccio Parri.
24 novembre, manifestazione a Torino contro la disoccupazione con scontri violenti con la polizia.
28 novembre, arrestati a Napoli i dirigenti comunisti, Emilio Sereni e Manlio Rossi Doria. Saranno condannati a 15 anni di carcere. Nello stesso giorno i sindacati fascisti decidono un’altra riduzione dell’8% dei salari industriali.
1 dicembre, il governo riduce gli stipendi degli impiegati pubblici e privati del 12%. In agricoltura le paghe subiscono tagli dal 15 al 25%.
31 dicembre, con l’enciclica “Casti connubii”, Pio XI sostiene la santità del matrimonio e la sua finalità alla procreazione. E’ un appoggio importante alla politica di incremento demografico promossa dal regime.
1931
19 gennaio, massacro dell’oasi di Cufra in Cirenaica. La truppe coloniali italiane compiono un eccidio di massa.
3 aprile, Pietro Secchia viene arrestato a Torino.
14 maggio, Arturo Toscanini si rifiuta di iniziare il concerto con “Giovinezza” e la “Marcia reale”. E’ aggredito e picchiato. Espatrierà verso gli Stati Uniti, per rientrare in Italia solo nel 1946.
15 maggio, nell’enciclica “Quadrigesimo anno”, Pio XI ribadisce la condanna del socialismo e del comunismo.
29 maggio, viene fucilato l’anarchico Michele Schirru, per il solo proposito di voler compiere un attentato contro Mussolini, mai avvenuto.
30 maggio, il Tribunale speciale condanna Riccardo Bauer e Ernesto Rossi a 20 anni di carcere, altri di Giustizia e Libertà a 10 anni. Ferruccio Parri per mancanza di prove viene spedito al confino.
1 luglio, entra in vigore il codice di procedura penale “codice Rocco”, che ristabilisce la pena di morte anche per reati non politici.
18 agosto, si impone ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime fascista. Su oltre mille e duecento docenti, si rifiutano in tredici (che vengono subito licenziati).
11 settembre, cattura e impiccagione di Omar Al Muktar, capo delle resistenza Cirenaica.
3 ottobre, Lauro De Bosis, del gruppo antifascista Alleanza Nazionale, compie un raid su Roma e lancia migliaia di volantini antifascisti. Sulla via del ritorno l’aerea è abbattuto e del suo destino non se ne sa più nulla.
7 novembre, iniziano i lavori di bonifica dell’Agro Pontino.
1932
9 febbraio, Pio XI conferisce a Mussolini l’onorificenza dello “Sperone d’oro”.
3 marzo, lo Stato Italiano insignisce il segretario di stato Vaticano, Eugenio Pacelli (futuro Pio XII) del “Collare dell’Annunziata”.
29 marzo, a Parigi muore Filippo Turati.
9 aprile, viene lanciata sul mercato la “Balilla”, una macchina che per il regime “va verso il popolo”
17 giugno, vengono fucilati gli anarchici Angelo Sbardellotto e Domenico Bavone, condannati dal Tribunale speciale.
20 giugno, Mussolini riprende l’interim degli Esteri e delle Corporazioni.
23 ottobre, alla Fiat di Torino presenti Agnelli e Valletta, Mussolini celebra il decennale del fascismo davanti alle maestranze e riapre le iscrizioni al PNF dopo la sospensione decisa il 3 marzo 1931. Tra i primi nuovi iscritti ci saranno Agnelli e Valletta.
12 novembre, nuovo statuto del PNF. L’art. 1 afferma “il PNF è una milizia civile al servizio dello Stato fascista”.
29 novembre, il ministro delle colonie, De Bono, invia al ministro della guerra, Gazzera, un piano operativo per un’offensiva contro l’Etiopia.
18 dicembre, Mussolini inaugura Littoria (Latina), nuova città costruita al centro della bonifica dell’Agro Pontino.
1933
23 gennaio, nasce l’IRI, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale. La realizzazione di nuovi impianti è subordinata all’approvazione del governo.
1 febbraio, Giancarlo Pajetta viene arrestato a Reggio Emilia.
18 febbraio, Churchill parlando in un convegno della Lega antisocialista indica in Mussolini il “più grande legislatore vivente”.
27 maggio, per partecipare ai concorsi per un impiego pubblico, bisogna avere la tessera fascista.
22 luglio, Mussolini si riprende l’interim del ministero della guerra.
26 agosto, alla fine delle manovre militari nel Cuneese, Mussolini annuncia che l’Italia deve diventare “una nazione militarista”.
9 novembre, Mussolini assume ad interim anche il ministero dell’aeronautica e della marina.
1934
5 febbraio, viene promulgata la legge sulle corporazioni.
11 marzo, l’OVRA, la polizia segreta del regime, smantella nuovamente la rete torinese di Giustizia e Libertà. L’agenzia Stefani annuncia l’arresto di “ebrei antifascisti al soldo dei fuoriusciti” tra cui Sion Segre, Mario Levi, Leone Ginzburg, Barbara Allason.
12 marzo, l’IRI assume il risanamento finanziario di Banca Commerciale, Credito Italiano, e Banco di Roma, in cambio di tutte le loro partecipazioni azionarie.
25 marzo, secondo plebiscito del regime: si vota si con la scheda tricolore, no con la bianca. La lista unica è stata preparata dal Gran Consiglio del fascismo. Vota il 96,52 % degli aventi diritto. I si, sono il 99,84%.
15 aprile, inaugurazione di Sabaudia, seconda città dell’Agro Pontino.
26 aprile, riduzione del 7% dei salari nel settore industriale.
10 giugno, la nazionale italiana vince il campionato del mondo di calcio.
14 giugno, primo incontro tra Mussolini e Hitler.
23 giugno, contro il tentativo dell’Albania di far decadere il protettorato italiano, il governo invia una squadra navale a Durazzo.
10 settembre, l’ufficio stampa di Mussolini diretto da Galeazzo Ciano, si trasforma in sottosegretariato per la stampa e la propaganda.
18 settembre, nuova legge sulla preparazione militare che istituisce la figura del cittadino-soldato.
3 novembre, Mussolini istituisce i “figli della lupa” che raggrupperanno i bambini dai 6 agli 8 anni sotto le insegne dell’opera nazionale Balilla.
5 novembre, per fronteggiare la disoccupazione la settimana lavorativa è portata a 40 ore. Si riducono i salari e si istituiscono gli assegni famigliari.
7 novembre, gli ispettori scolastici, i direttori didattici e gli insegnanti delle scuole elementari dovranno indossare sul lavoro la divisa della Milizia.
5 dicembre, al confine con l’Etiopia, a Ual Ual, scontro tra i “dubat” (soldati somali al servizio dell’Italia), e un contingente etiopico.
15 dicembre, l’Etiopia respinge le accuse di aggressione rivolte dall’Italia e chiede alla Società delle Nazioni, un arbitrato. L’Italia rifiuta l’intermediazione e chiede indennizzi e punizioni.
30 dicembre, promemoria di Mussolini a Badoglio, Capo di Stato Maggiore Generale: i rapporti con l’Etiopia sono “un problema di forza, per cui è ormai necessario prepararsi all’impiego delle armi”. Nel corso dell’anno si sono verificate numerose proteste per l’introduzione del sistema Bédaux, dei cottimi. Protagoniste sono le operaie tessili di Varese, Bergamo, Piacenza, Bologna e Firenze.
1935
7 gennaio, accordo italo/francese: Parigi dà segretamente via libera all’invasione dell’Etiopia.
24 gennaio, rimpasto di governo; Mussolini assume ad interim i sette ministeri chiave: interni, esteri, guerra, marina, aeronautica, colonie, corporazioni.
20 febbraio, costituiti gli “alti comandi per l’Africa Orientale”.
10 maggio, mons. Mario Vianello, vescovo di Fidenza, benedice un battaglione di camicie nere volontarie per l’impresa africana. La benedizione è effettuata con “l’acqua del Piave”.
15 maggio, a Torino è arrestato per intero il nuovo vertice clandestino di Giustizia e Libertà: Vittorio Foa, Norberto Bobbio, Massimo Mila, Cesare Pavese, Mario Antonicelli, Carlo Levi, Lodovico Geymonat, Giulio Einaudi.
16 giugno, istituito il “sabato fascista”, mezza giornata di ferie da dedicare all’allenamento fisico e militare e all’indottrinamento fascista.
Agosto/settembre, consultazioni e contatti internazionali per comporre la questione etiopica. La guerra si avvicina.
28 settembre, Hailè Selassiè decreta la mobilitazione generale per fronteggiare l’imminente attacco italiano.
3 ottobre, le truppe italiane invadono l’Etiopia.
7 ottobre, la Società delle Nazioni dichiara l’Italia “paese aggressore” e impone alcune sanzioni.
28 ottobre, il cardinale Schuster, arcivescovo di Milano, celebra in duomo la “marcia su Roma”, e benedice l’impresa di Etiopia “portatrice di luce e di civiltà”.
16 novembre, Badoglio sostituisce De Bono nelle operazioni in Etiopia. Il Gran Consiglio decide che sui municipi venga scolpita la data dell’entrata in vigore delle “inique sanzioni”.
18 dicembre, “giornata della fede” con la consegna dell’oro alla Patria. Le coppie sposate sono “invitate” a consegnare la fede nuziale d’oro, che viene sostituita con altra di ferro. Oro che sarà usato per finanziare la guerra di Etiopia.
1936
12 marzo, ristrutturazione del sistema bancario, con espulsione degli azionisti privati nella Banca d’Italia
23 marzo, Mussolini annuncia la “politica dell’autarchia”.
30 marzo, a Berlino, riunione di coordinamento della polizia fascista e nazista.
9 aprile, la Società delle Nazioni accusa l’Italia di usare gas asfissianti e di bombardare i civili, nonché i campi della Croce Rossa, in Etiopia.
3 maggio, Hailè Selassiè, fugge dall’Etiopia.
5 maggio, le truppe italiane occupano Addis Abeba.
9 maggio, Mussolini dal balcone di palazzo Venezia, pronuncia il “discorso dell’Impero”: con Somalia ed Eritrea, l’Etiopia formerà l’Africa Orientale Italiana. Vittorio Emanuele III assume il titolo di “imperatore d’Etiopia”.
21 maggio, il generale Graziani sostituisce Badoglio nel comando militare in Etiopia.
30 giugno, Hailè Selassiè chiede all’assemblea della Società delle Nazioni, che non venga riconosciuta la conquista italiana e che venga appoggiata la resistenza etiopica. La mozione viene respinta.
4 luglio, vengono abrogate le pur timide sanzioni contro l’Italia.
17 luglio, in Spagna inizia la rivolta militare falangista di Francisco Franco contro il legittimo governo repubblicano. Franco chiede ed ottiene pieno appoggio di Italia e Germania che mettono a disposizione da subito una flotta aerea. Carlo Rosselli propone un volontariato internazionale per aiutare la Spagna repubblicana.
6 agosto, la continua svalutazione della lira e l’aumento dei prezzi al consumo convincono il regime ad aumenti salariali tra il 5 e l’11%, per evitare scioperi e manifestazioni operaie.
27 agosto, Mussolini rilancia la “campagna demografica”, sentenziando “che hanno diritto all’impero solo i popoli fecondi”.
9 settembre, Italia e Germania fanno ostruzionismo nella conferenza del Comitato di non intervento in Spagna.
21 settembre, Hailè Selassiè è ammesso ai lavori della Società delle Nazioni. L’Italia abbandona la sessione. Nel mese di settembre inizia la campagna antisemita del quotidiano “Il regime fascista” diretto da Roberto Farinacci. Per partecipare alla guerra civile spagnola si formano le “Brigate Internazionali” con circa 30.000 volontari di oltre 50 paesi, di cui 3.500 italiani.
5 ottobre, fallisce l’economia autarchica. La lira è svalutata del 41%. Viene istituito un prestito obbligatorio per i proprietari di terreni e fabbricati. Si impone una tassa straordinaria progressiva sui dividendi delle società e sul valore immobiliare. Per due anni è stabilito il blocco di prezzi, tariffe, e affitti.
24 ottobre, a Berlino, firma del patto italo-tedesco contro il bolscevismo e per sostenere militarmente Franco. Nasce l’asse Roma – Berlino.
13 novembre, da radio Barcellona, Carlo Rosselli lancia la parola d’ordine “oggi in Spagna, domani in Italia”.
18 novembre, Italia e Germania riconoscono Franco come capo dello stato spagnolo. Si prepara un corpo di spedizione che arriverà a 35.000 effettivi, che avrà complessivamente circa 6.000 morti. Il Gran Consiglio del fascismo prepara la riforma istituzionale destinata a trasformare la “Camera dei deputati” in “Camera dei Fasci e delle Corporazioni”.
1937
11 gennaio, il segretario del PNF è equiparato al grado di ministro.
19 febbraio, il generale Graziani in seguito ad un attentato della resistenza etiopica, comanda una campagna di rastrellamenti e sterminio di massa. Molti preti e civili etiopici sono massacrati. Migliaia gli arresti.
9 marzo, il Gran Consiglio decide che tutti i dipendenti statali devono prendere la tessera fascista.
5 aprile, a Milano arrestati i componenti del Fronte Unico Antifascista. Tra gli arrestati, Rodolfo Morandi, Aligi Sassu, Lucio Luzzato.
19 aprile, vengono regolamentati i rapporti tra italiani e indigeni in Africa Orientale in base alla teoria della “difesa della razza”. Viene tolta di mezzo la canzone “faccetta nera” perché sorride ad approcci con le donne etiopiche.
27 aprile, muore Antonio Gramsci.
5 maggio, si infittiscono i contatti politico-militari tra Italia fascista e la Germania nazista.
8 maggio, proibita la distribuzione in Italia dei giornali inglesi.
27 maggio, il ministero della stampa e propaganda diventa il ministero della cultura popolare (minculpop). Da esso dipenderanno il cinema, la radio, le manifestazioni culturali.
9 giugno, a Bagnoles-sur-l’Orne, vengono uccisi i fratelli Carlo e Nello Rosselli.. Esecutori materiali i “cagoulards” (fascisti francesi), su mandato del SIM (spionaggio militare italiano), lunga mano di Mussolini.
25 settembre, a Monaco di Baviera, Hitler incontra Mussolini.
27 ottobre, i fasci giovanili, gli avanguardisti e i balilla sono assorbiti nella nuova struttura della Gioventù Italiana del Littorio (GIL), organizzata con sistemi paramilitari. Il motto imposto è “credere, obbedire, combattere”
6 novembre, nasce l’asse Berlino-Roma-Tokio, in funzione antibolscevica.
11 dicembre, l’Italia si ritira dalla Società delle Nazioni, come già fatto dalla Germania
21 dicembre, il duca d’Aosta, Amedeo di Savoia, viene nominato governatore generale e vicerè dell’AOI, al posto di Rodolfo Graziani.
1938
1 febbraio, in una parata al Colosseo, viene presentato ufficialmente il “passo romano” sullo stile del “passo dell’oca” adottato dai nazisti. Nel corso del mese si susseguono numerose circolari che impongono l’uso del “voi” al posto del “lei”, non solo tra i dipendenti pubblici ma nell’insieme della popolazione.
1 marzo, muore Gabriele D’Annunzio.
7 marzo, ricostituzione del partito nazista austriaco.
11 marzo, il principe Filippo d’Assia giunge a Roma per annunciare a Mussolini che il giorno dopo il III° Reich si annetterà l’Austria, e che non ci sono preoccupazioni per le frontiere italiane.
12 marzo, le truppe tedesche marciano su Vienna, il Gran Consiglio del fascismo approva l’annessione dell’Austria (Anschluss).
30 marzo, Mussolini prospetta come inevitabile una guerra generale, per la quale si dichiara capo supremo.
16 aprile, accordo di Pasqua con la Gran Bretagna: quando Roma ritirerà le truppe mandate in Spagna per aiutare Franco, Londra riconoscerà l’annessione italiana dell’Etiopia.
30 aprile, Pio XI anticipa il trasferimento estivo a Castelgandolfo per non incontrare Hitler.
3/9 maggio, visita ufficiale di Hitler in Italia. Si confermano le affinità tra nazismo e fascismo.
14 maggio, discorso di Mussolini a Genova sulla politica estera. Parole di elogio per la Germania e di disprezzo per Francia e Gran Bretagna.
2 giugno, in tutti i luoghi pubblici viene proibita la stretta di mano, “inadeguata al costume fascista”. Reso obbligatorio il “saluto romano”.
14 luglio, pubblicazione sul “Giornale d’Italia” del “Manifesto degli scienziati razzisti”, completamente ispirato ad una “velina” di Mussolini.
25 luglio, una serie di antropologi, patologi, psicologi fascisti, approvano il contenuto del “Manifesto”.
26 luglio, Pio XI esprime preoccupazione per la scelta razzista del regime.
5 agosto, esordio della rivista antisemita “La difesa della razza”, diretta da Telesio Interlandi, che aveva tra i “polemisti” Giorgio Almirante.
1 settembre, il governo vara i primi provvedimenti antisemiti: vengono espulsi gli ebrei stranieri, viene tolta la cittadinanza agli ebrei che l’hanno ottenuta dopo il 1918. Tutti gli ebrei sono espulsi dall’insegnamento in qualsiasi ordine di scuola, né possono frequentare scuole pubbliche secondarie. Nelle elementari vengono istituite le sezioni ghetto.
18-26 settembre, Mussolini visita le province venete per rivendicare il diritto di Hitler di espandersi in Austria e Cecoslovacchia.
28 settembre, Chamberlain chiede a Mussolini di svolgere mediazione presso Hitler. Mussolini incarica l’ambasciatore a Berlino, Attalico, di chiedere il rinvio dell’ultimatum alla Cecoslovacchia per consentire un incontro al vertice tra Germania, Italia, Gran Bretagna e Francia.
29 settembre, conferenza di Monaco tra Chamberlain, Deladier, Hitler e Mussolini. La Cecoslovacchia, non invitata, è costretta, su proposta di Mussolini, a cedere al III° Reich, i Sudeti e all’Ungheria e alla Polonia, porzioni di territorio.
30 settembre, la Cecoslovacchia, pur di evitare l’invasione, sottoscrive l’accordo di Monaco. Mussolini rientra trionfalmente in Italia come difensore della pace. Da Genova parte la “Flotta del lavoro”, ventimila disoccupati vengono mandati a colonizzare la Libia.
25 ottobre, la Libia è definita “parte integrante dell’Italia”.
9 novembre, la furia antisemita esplode in Germania con la “Notte dei cristalli” organizzata da Goebbels.
10 novembre, nuovo decreto contro gli ebrei. Sono proibiti i matrimoni misti. Gli ebrei sono espulsi dall’esercito, non possono ricoprire cariche pubbliche, né lavorare in enti pubblici. Vengono colpite anche tutte le loro attività economiche.
16 novembre, ritiro di circa 10.000 soldati italiani dalla Spagna. Dal luglio 1936 sono stati circa 50.000 i soldati italiani inviati da Mussolini in appoggio al falangista Franco (e contro la legittima repubblica), con 6.000 caduti.
30 novembre, Mussolini apre il contenzioso territoriale con la Francia per la Corsica, Nizza e Savoia.
14 dicembre, ultima seduta della camera dei deputati che dal gennaio 1939 verrà sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni.
20 dicembre, frammiste a leggi su “monopolio statale delle banane”, “dazi sul grano”, “disciplina autarchica di carbone ed elettricità”, vennero votati altri decreti: “difesa della razza”, “scuole per ebrei e non”, “istituzione del Consiglio per la demografia e razza” presso il ministero degli interni. Tutti approvati con 154 voti a favore e 10 contrari (che fa 164, poco meno della metà del consesso composto da 350 membri). Assenti Gaetano Mosca, Achille Loria, Giovanni Gentile, Benedetto Croce, Albertini, Barzini. De Nicola e Einaudi votarono contro ma non dissero una parola di disapprovazione. Gli uffici della “Demografia” censì 58.000 ebrei, e consentì, nel biennio 1943/1945, la deportazione e la morte di circa 7.500 ebrei italiani.